Scelgo di esservi voglia di vivere

Scelgo di esserci!

Essere presenti è molto più che essere qui.
F. Scianna

Non è mai semplice mettersi in prima linea, parlare di sé e riavvolgere il nastro della propria esperienza soprattutto se si è dinanzi a tante persone. Il grande sforzo che richiede è però compensato dal beneficio terapeutico delle parole, del condividere e del potersi ascoltare commentando: “Ce l’ho fatta!”.

Partecipare richiede prendersi la responsabilità di se stessi, di chi si è e della propria storia e non è cosa di poco conto, osservare la propria vita che scorre o immergersi nel flusso continuo, a volte più calmo ed altre più impetuoso, è comunque un’esperienza molto coinvolgente.

Sabato 9 marzo abbiamo avuto l’onore di poter ascoltare Sandra e la sua storia, all’interno del Convegno che l’Associazione ha organizzato in Sala Maggiore a Pistoia e che ha visto la partecipazione di molte persone che hanno scelto di esserci, ognuna a suo modo! 

Sandra ha condiviso il suo percorso di vita durante le terapie oncologiche, utilizzando la parola, gli scritti e le immagini di quei momenti che ha voluto fermare con la fotografia. C’è stato poi anche chi, durante la Camminata organizzata in Ottobre, ha colto le diverse sfumature emotive dei partecipanti ed il significato che l’evento portava con sé.

Il titolo del Convegno è stato: “Sento, vedo, racconto. Il ritratto della salute”.

Sento: la centralità del sentire, la necessità di essere in contatto con le proprie emozioni, fidandosi di ciò che emerge, di ciò che si sente “di pancia”. Legittimando così tutte quelle sensazioni che, per quanto incomprensibili in un primo momento, in realtà sono lì per aiutare a dare significato all’esperienza. 

Vedo: osservare ciò che accade, come dall’alto, nel tentativo di valutare altri punti di vista, cercando la giusta distanza. 

Racconto: nel racconto di se stessi e degli altri, ognuno ha il proprio il canale attraverso il quale esprimere le proprie sensazioni dando loro un nome ed un significato. Esplicitare, portare fuori quello che si è sentito e visto, parlare a voce alta e così ascoltarsi, lasciando che le parole vibrino alla loro frequenza e, proprio per questo, a loro volta influenzino l’esperienza stessa.

Il Convegno ha rappresentato un’opportunità per osservare i diversi canali che le persone utilizzano per parlare di sé e leggere la realtà intorno: non uno più giusto e l’altro meno, ma tutti importanti e funzionali se su misura.

Nell’esperienza di Sandra è stato importante il potersi raccontare attraverso le immagini e le parole; le fotografie, per quanto con un forte impatto emotivo, hanno permesso la percezione di continuità di sé e non una frammentazione potente e distruttiva fra un prima “sano” ed un dopo caratterizzato dalla malattia.

L’importanza del parlare è direttamente proporzionale all’importanza di essere ascoltati, di avere la percezione che c’è qualcuno che è interessato ed ascolta. In questo processo, in cui siamo costantemente immersi, l’altro da sé che sceglie di esserci e diventare partecipe dell’altrui storia sia nel silenzio che attraverso altre parole, aiuta nel ridefinire il contenuto di ciò che si sta condividendo. 

La bellezza di esserci l’uno per l’altro, di non essere soli nell’affrontare le sfide che la vita pone è l’elemento che può fare la differenza ed eventi ed esempi di vita come questi non possono che esserne una testimonianza.

Claudia Bonari

Il coraggio di Sandra

C’è stato un “inoltre” di grande valore, sabato 9 marzo al convegno “Sento, vedo, racconto. Il ritratto della salute”, la testimonianza di una donna che è perfetta incarnazione di tutto quanto i vari relatori hanno affermato.

Sandra Mochi ha combattuto con determinazione la sua battaglia contro il cancro alla mammella. Lo ha vinto, fisicamente e – ancor di più – spiritualmente, perché non ha mai smesso di vivere con gioia la propria vita, nonostante le difficoltà: anzi, è proprio andata oltre le difficoltà guardando avanti, e cercando dei modi tutti suoi per attingere alla fonte dell’ottimismo, anche quando sembrava che questa volesse essiccarsi. La fotografia è stata per lei una preziosa alleata, un’amica con cui ha costantemente dialogato, condividendo poi con gli altri i pensieri che scaturivano da queste conversazioni: dialoghi fra lei e il cancro che scaturivano davanti a… a una flebo, a uno specchio, nella sala d’attesa. Ma anche davanti a un fiore, che guarda il sole a cercare la Vita.

Sandra ha testimoniato tutto questo attraverso i social, pubblicando e commentando le sue foto, ma non si è tirata indietro davanti all’invito che Voglia di Vivere le ha rivolto per raccontare, sotto la guida di Claudia Bonari, la sua esperienza ai convenuti.

Confermando l’indole di persona generosamente positiva, ha affermato di essere grata a Voglia di Vivere per averle dato l’opportunità di mettere a disposizione la sua esperienza, per stimolare anche il messaggio sull’importanza della prevenzione, affinché questo possa arrivare forte a tante donne.

Voglia di Vivere l’ha ringraziata donandole una litografia dell’artista Rossella Baldecchi.

 

Quanto è bello parlar di foto!

 

È stato un pomeriggio davvero piacevole quello trascorso in compagnia di tante amiche, e amici, che hanno risposto al nostro invito per parlare di fotografia, un tema che – come è stato dimostrato – si presta a molteplici interpretazioni, assecondando la fantasia, soprattutto quando intrisa di sentimenti che vogliono manifestarsi.

Ciascuno da un diverso punto di vista, i relatori intervenuti (vedi il programma) hanno proposto uno spunto di riflessione sulla fotografia, altrettanto le persone che hanno partecipato a questa prima edizione del concorso fotografico, non a caso intitolato “Sento, vedo, racconto. Il ritratto della salute”, un titolo intorno al quale sono state interpretate le storie sottoposte alla giuria, che riconoscendo il merito di tutte le opere pervenute, ha indicato le tre più significative.

 

1 – Porgere la mano, di Alberto Chirimischi, con la motivazione: “Perché è uno scatto in cui è stata colta la filosofia ispiratrice del concorso: l’attività fisica che aiuta a stare in salute, ma anche solidarietà che fa/aiuta a stare bene nel momento del bisogno. Viene premiato anche il fatto di aver scelto di partecipare con una fotografia che ha saputo cogliere il momento di una situazione di questo tipo: una manifestazione sportiva.”

 

2 – Insieme, di Marco Tesi, con la motivazione “Perché è significativa del modo in cui la Camminata in città riesce a stimolare gli animi, creando un clima di solidarietà nello stare insieme a tante persone, fra loro diverse e allo stesso tempo uguali.”

 

 

 

 

3 – Volersi bene, di Sandra Marliani, con la motivazione:“Perché è una foto rappresentativa di come due parti riescono a diventare una cosa sola e, nel momento in cui qualcosa va storto, gli affetti riescono sempre a portare quel conforto che aiuta a raddrizzare la vita, nonostante le incognite che possono celarsi dietro la porta.

Inoltre…

Agopuntura Sostegno oncologico voglia di vivere

Progetto Agopuntura

L’agopuntura è una tecnica terapeutica che fa parte della Medicina Tradizionale Cinese (MET) una pratica medica antichissima che si fonda su concetti diversi rispetto alla medicina occidentale: il modello biodinamico dell’ essere umano è sostituito dal modello ” energetico”.

Secondo la medicina cinese, l’agopuntura, ovvero l’inserimento di aghi sottilissimi, in specifici punti del corpo,  è in grado di andare a regolare Qi , il flusso energetico veicolato attraverso  i cosiddetti meridiani (canali energetici) che attraversono l’intero organismo umano.

Molti studi scientifici,  tra cui le ultime linee guida del National Comprehensive Cancer Network (NCCN), dimostrano un livello di efficacia 2A specialmente per quanto riguarda sintomi come  mal di stomaco, nausea, vomito, distress legati alla patologia oncologica. L’agopuntura viene già impiegata, in Toscana,  in centri accreditati, come trattamento integrato dei sintomi legati al supporto oncologico: in particolare per  ridurre gli effetti avversi della chemioterapia adiuvante come:

  • nausea;
  • vomito;
  • xerostomia;
  • flushing;
  • neuropatia periferica;

Il percorso terapeutico prevede  l’attivazione di protocolli prestabiliti che necessitano di  una costante ripetizione del trattamento ad intervalli regolari che comporta, inevitabilmente, un grosso impegno di natura organizzativa e di  personale dedicato. Sono davvero ancora poche le strutture sanitarie pubbliche che prevedono l’agopuntura e, proprio per questo, Voglia di Vivere propone questo piccolo progetto, rivolto alle donne con tumore al seno, con lo scopo di aiutarle, grazie all’agopuntura,  a ridurre gli effetti collaterali delle terapie. Il progetto,  finanziato  con il contributo economico  di Susan. G. Komen Italia,  sarà gratuito per le pazienti oncologiche e partirà  da Aprile 2018. Si tratta ancora una volta di una nuova sfida, che ci auguriamo,  possa contare su una maggiore collaborazione con i medici di famiglia ed il comparto Ospedaliero per informare le donne  sulle  nuove opportunità terapeutiche integrate di supporto oncologico.

Riferimento al progetto Giulia Signorini

 

Incontriamoci il 9 marzo

Ogni incontro in cui si mettano sul tavolo argomenti legati alla salute sono occasioni importanti. Ma questo che stiamo organizzando lo è… di più.

Di più perché vogliamo fare un passo avanti nell’imparare a guardare meglio dentro di noi, per comprendere la nostra essenza più intima, profonda. Tanto profonda che talvolta servono “altri occhi” per vederla. Gli occhi di un obiettivo fotografico. Oppure gli occhi di un fotografo. O ancora proprio i nostri, quando riescono a svelare l’anima e i segreti che questa non vorrebbe far trapelare. Ecco perché durante il convegno “Sento, vedo, racconto. Il ritratto della salute” parleremo della fotografia come strumento espressivo che può aiutarci a stare bene, e lo faremo considerandolo sotto vari punti di vista, così da ottenere un quadro quanto più possibile esauriente sulle potenzialità di questo mezzo, il cui uso è oggi “inflazionato” e proprio per questo – al pari di altri media – troppo spesso svuotato della sua valenza.

I punti di vista che prenderemo in esame saranno considerati da professionisti, molto stimati ciascuno nel suo settore di competenza, come potete vedere leggendo il programma, che prevede anche la consegna di una pergamena ai “pionieri” del concorso omonimo, che hanno inviato alcune opere sul tema.

A completamento della giornata un’ospite particolarmente gradita ha già assicurato la sua presenza… volete intanto scoprire chi è?

 

I ritratti di Rossella

Lei lo fa per abitudine di… sentire e vedere, tenendo gli occhi attenti sul mondo, per poi raccontare, dipingendole, le emozioni che le scaturiscono nell’anima.

Il silenzio delle farfalle

Sono spesso sentimenti di dolore, legati a realtà di sofferenza di cui sono protagoniste donne e bambine tormentate dall’umana ingiustizia. Rossella Baldecchi è molto sensibile al dolore, e il suo modo per contribuire a combatterlo è impresso sulle sue tele dove, però, la sofferenza non si percepisce come invincibile, bensì dalle sue creature trapela sempre qualcosa di positivo, un desiderio di guardare oltre con la volontà di trovare sempre qualcosa di bello. È una speranza non fine a se stessa, bensì energia dirompente che consente di andare avanti con forza, nonostante il dolore.

E questa è Rossella, la forza del bene che prende forma attraverso le sue opere, un messaggio che le appartiene perché è indissolubilmente parte di lei. I suoi occhi sul mondo sono curiosità allo stato puro, ma curiosità da intendere nel modo più possibile positivo, come desiderio di conoscere per superare – appunto – gli umani limiti da cui origina la sofferenza.

Recentemente Rossella ha pubblicato un libro molto piacevole, in cui racconta un pezzo di umanità: “Viva in Giappone”, raccolta di fotografie scattate durante un suo viaggio dove comincia il mondo, e diventate un documentario sulla vita in questo Paese. Un documentario in cui immagine e parola si fondono, regalando di questa cultura un’interpretazione narrativa che ne esalta valori di grande spessore umano.

Alessandra Chirimischi

PER SAPERNE DI PIÙ

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Pionieri a confronto

Vi presentiamo alcune delle persone che hanno inviato le immagini per la prima edizione del concorso “Sento, vedo, racconto. Il ritratto della salute”. Pionieri di questo concorso, perciò a prescindere dalle decisioni della giuria (chi vuol conoscerle dovrà essere con noi il prossimo 9 marzo leggi il programma) le loro testimonianze sono la dimostrazione concreta di come un’unica occasione possa manifestare tanti sentimenti diversi, riunendoli empaticamente in un coro armonico, un dialogo cui non facciamo abitualmente caso ma che sorregge la nostra quotidianità.

 

Paola Galligani – “Ho partecipato alla manifestazione organizzata da Voglia di Vivere per l’importanza del messaggio che conteneva, per il piacere di farlo assieme ai miei amici e, non ultimo, per la passione che ho verso la fotografia!”

 

Marco Tesi – “Sono padre di 4 figli meravigliosi – di cui vado molto orgoglioso – e nonno di Vittorio, figlio del primogenito. Ora che sono in pensione faccio del volontariato in Misericordia e il bagnino in estate, aspettando che anche mia moglie vada in pensione. Poi… ci scateneremo a suon di danze standard, che pratichiamo a livello agonistico con la scuola di ballo Magilu Dance che ha partecipato in massa alla Camminata in Città!”

 

 

Nicoletta Quirini – “Sono classe 1959, impiegata, stato libero. Amo la fotografia, il disegno, l’arte, tutto ciò che è creativo: perciò sono particolarmente soddisfatta per aver vinto il primo premio per il look (questo che vedete nella foto) all’ultima Camminata in Città. Dopo aver avuto il tumore al seno, credo sia necessario sensibilizzare la popolazione sull’importanza di fare prevenzione: per questo ho voluto essere presente con Voglia di Vivere.”

 

Sandra Marliani – Grafica di professione, come molte altre donne si destreggia fra lavoro, marito e figlio, senza però trascurare di prendersi anche alcuni momenti per sé, che trascorre sui campi da tennis per tenersi in forma il corpo, e con la macchina fotografica al collo per mantenere in forma lo spirito.

 

Alberto Chirimischi – Tendenzialmente schivo e riservato, è un ragazzo che nella fotografia trova gratificazione al suo modo di esprimersi: e davanti alla bellezza della vita si sofferma, per contemplarla e renderla sua, in modo del tutto personale.

 

 

 

 

Voglia di Vivere Parlare con le Immagini

Parlare con le immagini

“La fotografia è sempre biunivoca.
Racconta la realtà,
ma è anche lo specchio di noi stessi…”
F. Scianna

 

Sin dai tempi più antichi, l’uomo ha espresso la necessità di rendere manifesto il proprio mondo interiore. L’espressione artistica è da sempre stata il canale privilegiato attraverso cui esprimere le sensazioni che non si riescono a far emergere con le parole.
Attraverso l’azione creativa, l’immagine interna diventa immagine esterna, esplicitata, visibile e condivisibile. Diventa un ponte attraverso cui comprendere qualcosa in più di se e farlo comprendere all’altro.
Le emozioni hanno un’importanza fondamentale per lo sviluppo e l’esperienza umana, rappresentano la principale forma di comunicazione ed hanno un impatto molto più profondo delle parole: “Se le parole non sono accompagnate da emozioni appropriate, difficilmente vengono credute” (Duncan, 2007).
I gesti, le immagini, le metafore ed il tono della voce accompagnano ciò che diciamo attraverso le parole: questi elementi aiutano ad esprimere ed arrivare molto più in profondità. L’espressione artistica, come ogni espressione non verbale, stimola l’esplorazione e la comunicazione di aspetti di cui non si è consci.
Dall’Illuminismo in poi, sono stati privilegiati l’aspetto cognitivo, l’intelletto, la ragione, (aspetti caratteristici, in prevalenza, dell’emisfero sinistro) a discapito della creatività, della fantasia, dell’intuizione, delle percezioni sensoriali (aspetti più propriamente elaborati nell’emisfero destro).
Ai nostri giorni, è sempre più evidente come la condizione che garantisce un maggior grado di adattamento nell’ambiente, sia quella che integra aspetto cognitivo ed emotivo, la ragione con la creatività: non una divisione ma un’integrazione per vivere appieno la nostra esperienza.
Confrontarsi con un’immagine, ad esempio, permette di esprimere emozioni, sentimenti difficili da verbalizzare, promuove lo sviluppo e la capacità di un confronto con i propri comportamenti e le abitudini che, altrimenti, andrebbero in automatico. Favorisce l’immaginazione ed il processo creativo e migliora le capacità comunicative e, non per ultima, aumenta la propria autostima e la fiducia in sé.
Nel fotografare esprimiamo il nostro inconscio e viceversa nell’atto di guardare, decodifichiamo le immagini influenzati da esso. In questa ottica la fotografia diventa una preziosa chiave di accesso ai nostri vissuti profondi ed alle dinamiche che li sottendono.
Fotografare, guardare una fotografia sono esperienze che istantaneamente ci mettono in contatto con il nostro mondo interiore e col quale stanno in un rapporto di reciproca influenza.
Jim Casper afferma che: “Il linguaggio della fotografia continua ad essere sempre più interessante e complesso, in quanto diventa il mezzo di comunicazione più universale al mondo”.
In un momento storico in cui è sempre più necessario far rete, creare ponti fuori e dentro di noi, utilizzare un linguaggio che unisca piuttosto che divida, diventa sempre più importante e necessario.

Claudia Bonari

La corriera stravagante

Anche lungo la più lineare e scontata delle vie, a un certo punto si arriva a dover decidere dove andare, quale percorso intraprendere perché la strada presenta una svolta che – come ogni cambiamento – ci porta alla soglia dell’inaspettato. Se poi a qualcuno capita di arrivare alla “svolta dei ribelli”, il cambiamento non può che manifestarsi come sorprendente. Assecondando – e solo per questo motivo – lo stile abituale che ha fatto scegliere paesaggi e personaggi californiani come ambientazione dei suoi romanzi, con La corriera stravagante – edito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1947 – John Steinbeck lasciò pubblico e critica piuttosto stupiti per essersi posto con un’insolita verve narrativa, carica di tratti ironici e dalla sottile intenzione allegorica, scelti per raccontare le vicende di un gruppo di viaggiatori che, a causa di un guasto alla corriera che li trasporta, si trovano loro malgrado a dover soggiornare proprio alla svolta dei ribelli. Così chiamata perché i primi pionieri che ci arrivarono erano fabbri rozzi e attaccabrighe, dopo che cadde in malora quella che una volta era stata la loro fucina – trasformata nel frattempo in area di sosta con autorimessa e distributore di benzina – nei primi anni Trenta del Novecento fu rilevata dai coniugi Chicoy, grazie ai quali la svolta dei ribelli – perché ormai così continuava a chiamarsi – cambiò totalmente aspetto, diventando una simpatica stazione di servizio, con tanto di ristorante in cui Alice Chicoy stuzzicava gli avventori con le sue prelibatezze. E la svolta divenne anche stazione di cambio per i Levrieri, gli autobus di lusso che lasciavano qui i passeggeri diretti a San Juan de la Cruz, dove arrivavano grazie al servizio autobus che Mr. Chicoy gestiva insieme al garage.

È nella ventata di simpatia portata dai Chicoy alla rinnovata svolta dei ribelli, che si accende il romanzo: la convivenza fra sconosciuti – costretti a una sosta forzata e prolungatasi ben oltre il previsto – innesca la miccia per una variegata esplosione di stati d’animo, per quel gioco allegorico accennato prima in cui l’umanità è espressa in una carambola di atteggiamento inusuali, che lasciano spesso stupiti gli stessi protagonisti. Intrighi, complicità, sotterfugi, litigi… la narrazione ci offre un campionario di personalità come raramente accade di leggere, atteggiamenti inusuali, di gente che per qualche motivo perde il senso del controllo, e che per questo anima vicende che, in diverse condizioni, probabilmente mai sarebbero accadute. Un romanzo divertente, dal quale si percepisce un autore probabilmente divertito nel giocare con i personaggi che qui ha narrato.

Alessandra Chirimischi

Se vuoi maggiori informazioni, rivolgiti al punto prestito

Voglia di leggere

attivo presso la nostra associazione.

Intanto, ti informiamo che questo libro è già disponibile nel circuito REDOP

 

 

Stefania Zarri

Stefania Zarri è abilitata a insegnare Metodo Feldenkrais®, Walking for life®, qualifica che le consente di gestire con successo le due attività di cui si occupa personalmente a Voglia di Vivere.

Intanto i corsi “Facciamoci le ossa” per prevenire la perdita di calcio e predisporre al camminare: si tengono due volte a settimana alla sede dell’associazione, per l’esattezza il mercoledì dalle 15,30 alle 16,30 e il venerdì dalle 17,30 alle 18,30.

Poi, i corsi alla piscina Silvano Fedi dove, oltre al nuoto libero e alla ginnastica in acqua – per avere la consapevolezza del proprio corpo imparando a percepirne il movimento eseguendo variazioni della respirazione e movimenti in acqua con l’ausilio di galleggianti – cura anche la camminata in acqua. Si tratta di una camminata consapevole che coinvolge tutti i distretti articolari, cercando in particolare un buon movimento nel cingolo omero-scapolare e nel portamento della testa, ma anche sul movimento delle vertebre del collo attraverso l’uso degli occhi, ispirandosi allo studio della “camminata africana” di Movimento Intelligente® di Ruthy Alon (clicca qui se vuoi saperne di più).

Nella ultima parte lavoriamo sulla tonificazione, sulla postura e con aerobica a corpo libero allenando anche gli sfinteri e il pavimento pelvico nell’acqua medio alta. Usiamo piccoli pesi alle caviglie ed ai polsi per intensificare l’allenamento e facilitare la consapevolezza.

E se l’inverno trova Stefania e le sue allieve – vale a dire signore di ogni età, non ci sono limiti! – mantenersi in forma al chiuso, come inizia a fiorire la primavera iniziano le camminate all’aria aperta, un vero e proprio toccasana per corpo e spirito.