Quella tra emozioni e cibo è una relazione bilaterale. Quello che mangiamo influisce sul nostro stato d’animo e le emozioni che proviamo influiscono sul nostro modo di mangiare.
Pensieri ed emozioni
Come ben sappiamo le emozioni hanno un effetto sui nostri pensieri, comportamenti e azioni e “nascendo” nel nostro corpo, ne influenzano tutti i processi. Come sostiene la neuroscienziata Candace Pert (1997): la nostra psicologia diventa la nostra biologia. Che pensieri ed emozioni sono nel nostro corpo ce ne accorgiamo bene quando ci sentiamo impauriti ed il nostro respiro inizia ad essere irregolare, il battito cardiaco si modifica e ci prepara all’azione ed i nostri pensieri si orientano in modo da farci cercare zone in cui trovare sicurezza. Viceversa, quando ci sentiamo apprezzati il ritmo di cuore e respiro si sincronizzano in onde coerenti e armoniche. Entrambe queste situazioni hanno effetti sull’intero nostro organismo sui sistemi immunitario, endocrino e nervoso, sulla produzione di ormoni e di sostanze pro e/o antinfiammatorie e quindi sul globale stato di salute.
Cibo e stato emotivo
La letteratura è ricca di contributi che descrivono il legame tra il cibo e lo stato emotivo. Spesso si tende a soffocare l’emozione attraverso cibi “confortevoli” anziché esprimerla in modo fluido e funzionale. Nell’immediato si potrà avvertire una sensazione di appagamento e di piacere ma poi potranno sorgere emozioni spiacevoli.
Le emozioni sono dei processi fondamentali che hanno molteplici funzioni. Prima di tutto, una funzione adattiva, ossia guidano e proteggono dai pericoli, in secondo luogo una funzione sociale e comunicativa e, infine, una funzione motivazionale. La regolazione emotiva è un concetto che si riferisce alla gestione delle emozioni provate da una persona a seconda delle circostanze e dello stato emotivo altrui.
E’ stato osservato che la vergogna e il senso di colpa sono le emozioni che possono avere una maggiore incidenza negativa sulla dieta.
Esistono diverse modalità di regolazione delle emozioni negative ed il mangiare è una di queste: l’ingestione del cibo può svolgere una funzione consolatoria, ad esempio.
La “fame emotiva” è un segnale che il nostro corpo ci da quando le emozioni iniziano ad alterare quella che è la normale relazione con il cibo. Allora possiamo provare a cantare, ballare, tenere un diario scrivendo i propri sentimenti, fare attività creative, condividere ciò che si sente con qualcuno di cui ci fidiamo e provare, quindi, a trovare un’alternativa ad un comportamento che sul momento può sembrare d’aiuto ma in realtà, poi, può peggiorare il nostro stato di salute.
Claudia Bonari