Feste, bilanci ed…emozioni da vivere

I giorni di festa sono tanti e chi si trova a vivere con una malattia, spesso, non ha alcuna voglia di festeggiare. E’ possibile trovare un modo per lasciarsi alle spalle dolore, tristezza e paura almeno durante questo periodo?

Il Natale e le feste, in genere, amplificano i sentimenti e gli stati d’animo. Sono giorni che portano a concentrarsi sulla propria sfera privata oltreché a passare più tempo con le persone che si hanno vicine. Inoltre è un momento che suscita ricordi di tempi passati e spesso apre ad un bilancio esistenziale che può favorire vissuti di angoscia e malinconia. “Festeggiare” può significare uno sforzo enorme per chi, invece, vorrebbe far tutt’altro.

Ci sono diverse modalità di reagire ad una diagnosi di tumore ed ognuna è estremamente personale. Ciò che conta e che, in prospettiva, fa la differenza, è se la persona ha intorno persone di supporto o se è sola oltreché se è possibile un piano di autonomia oppure le cure e la malattia hanno effetti debilitanti.

Alcune delle persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore e che hanno una buona prognosi, possono sentire in maniera ancora più evidente il bisogno di esaltare il proprio desiderio di vita e promuovere una revisione dei propri valori e delle priorità. La famiglia, gli affetti e le relazioni possono essere così godute in maniera ancora più piena proprio in concomitanza delle festività e riproporre le “vecchie” abitudini e le tradizioni non può che aiutare a mantenere il senso di continuità della propria vita.

Viceversa, per chi non ha una buona prognosi, il pensiero di potersi, un giorno, dover separare dai propri cari può tingere di tristezza e malinconia questi giorni: parlarne con i propri cari e condividere questi vissuti apre, ancora di più, aspetti di intimità. Organizzare le feste secondo le esigenze ed i tempi della persona malata è un’accortezza necessaria per farla sentire coinvolta e contrastare quel senso di solitudine che può caratterizzare queste fasi di vita.

Una persona malata può provare anche un senso di colpa. Pensa di star rovinando le feste alle persone care dal momento che possono esserci cambiamenti di abitudini nell’organizzazione familiare e delle tradizioni consolidate nel tempo.

La malattia fa parte della vita, così come le perdite e le sofferenze e nella ricerca di senso e significato che caratterizza l’esperienza umana, può essere utile e necessario valorizzare l’identità della persona malata nonostante i cambiamenti imposti dalla malattia.

Non esiste un modo giusto per esser d’aiuto ad un malato: ogni persona ha la sua storia e la sua modalità di reagire alle difficoltà. Un aspetto fondamentale e trasversale a tutte le esperienze è quello di lasciar aperto un piano di comunicazione.

E’ importante anche porre uno sguardo al vissuto dei familiari che, spesso, devono fronteggiare il proprio stato d’animo per non gravare su quello del paziente. Far rete aiuta a sostenersi a vicenda e fare in modo che il proprio stress non influenzi il vissuto del paziente.

 

Claudia Bonari

CIAK: CI SI OSSERVA!

“Film come sogni, film come musica…
Nessun’arte passa la nostra coscienza come il cinema,
che va diretto alle nostre sensazioni, fino nel profondo,
nelle stanze scure della nostra anima…”
(Ingmar Bergman)

Un momento di pausa, di stacco…un’opportunità di riflessione utilizzando le storie interpretate da altre persone: la Cinematerapia rappresenta uno strumento per coloro che vogliono realizzare un percorso evolutivo e di crescita personale.
La Cinematerapia è un approccio che si inserisce nel filone dell’arte terapia che può contare su un peculiare punto di forza: la complessità dell’arte cinematografica, composta da suoni, immagini e parole che sono in grado di sollecitare nel profondo toccando corde che vanno oltre la sola consapevolezza.
L’Associazione Voglia di Vivere, sotto l’attento coordinamento della dr.ssa Beatrice De Biasi, psicologa psicoterapeuta, propone un percorso di Cinematerapia aperto a tutti.
La Cinematerapia si avvale dell’effetto evocativo e simbolico delle immagini che, suscitando emozioni “grezze”, spesso disorganizzate, spontanee e improvvise, vengono poi elaborate per stimolare processi di cambiamento, di aiuto e sostegno.
L’acquisizione di nuove competenze viene promossa a partire dalla stimolazione dell’area cognitiva in cui si migliorano le competenze come lo schema corporeo, l’apprendimento di concetti e l’uso di simboli e l’area emotiva in cui si incrementa la capacità di manifestare proattivamente i vissuti emotivi, sostenendo il superamento di paure e migliorando il livello di autostima.
Si promuove, quindi, un percorso di autoconoscenza, di consapevolezza e di trasformazione interiore che permette di prendersi cura di sé e di tenere una finestra aperta sui propri processi interni.
Rispecchiare la propria esperienza in quella dei protagonisti della pellicola oppure allontanarsene, permette il poter elaborare in maniera profonda i propri vissuti e la propria esperienza di vita, promuovendo momenti di insight.
Vedere una pellicola, può generare intense sensazioni che hanno ripercussioni a livello biochimico, la narrazione del film rappresenta un’opportunità per conoscersi meglio: parlare non in prima persona di sé ma farlo attraverso ciò che viene rappresentato, permette anche a coloro che fanno più fatica ad aprirsi e condividere le proprie emozioni ed i propri sentimenti. La trama, i dialoghi, le immagini, i colori, gli effetti speciali e la musica contribuiscono a suscitare reazioni in chi osserva.
L’esperto che indirizza la visione di specifici film, offre una chiave di lettura per far lavorare lo spettatore sulla conoscenza di sé e la consapevolezza. Il confronto che ne segue si caratterizza per una riflessione interiore su cosa il filmato ha evocato e suscitato ed una condivisa attraverso lo scambio con gli altri membri del gruppo.
L’utilizzo dei film è uno strumento di crescita e riflessione estremamente potente.

Sostenersi per sostenere

Ottobre è sempre un mese pieno di attività per Voglia di Vivere e, quest’anno, accanto al consueto appuntamento con la Camminata in Città, è stato organizzata una nuova iniziativa dedicata a sostenere le donne che hanno già incontrato la malattia.

Nell’occasione si sono confrontati i diversi specialisti che hanno partecipato al Progetto “Nastro Verde: convivere con il cancro” realizzato dall’Associazione con il contributo della Regione Toscana e del Ministero delle Politiche Sociali e, per il quale, nel corso del 2019 sono stati organizzati e, sono tutt’ora in corso iniziative, rivolte alle donne con tumore al seno metastatico.

Come Servizio di Psicologia, l’intervento che è stato portato, è stato una riflessione sui cambiamenti nelle relazioni affettive che coinvolgono sia i partner che i figli delle donne con tumore al seno.

Il tumore arriva su tutta la famiglia, come uno Tsunami e, spesso, i caregiver non si sentono in diritto di poter esprimere le proprie emozioni.

Da una ricerca della Società Italiana di Psico Oncologia (S.I.P.O.) ed Europa Donna emerge che i caregiver hanno dei livelli di preoccupazione e paura più alti delle donne stesse. Nella coppia, poi, possono esser alzate delle barriere come tentativo di autodifesa che hanno, però, poi, la funzione di allontanare e isolare ognuno nel proprio vissuto.

I vissuti diventano ancora più marcati se la donna che riceve la diagnosi è anche madre. All’impatto, uno dei primi pensieri è quello di proteggere i propri figli da una notizia così carica di angoscia che appare ingestibile anche per se stessa.

Un atteggiamento di silenziosa protezione si contrappone all’impossibilità di nascondere la malattia, le cure e la prognosi. Sebbene la comunicazione all’interno della famiglia subisca dei cambiamenti, è sempre utile riflettere sulle risorse della famiglia stessa e di ogni suo singolo membro: ognuno ha la sua specifica tollerabilità alla verità e la sua reazione per affrontare le emozioni.

L’aspetto che appare fondamentale è la possibilità di non percepirsi soli ma il far parte di una rete che va dal nucleo familiare più ristretto alla comunità più ampia.

L’attenzione delle donne con tumore al seno metastatico è rivolta agli importanti cambiamenti estetici e psicologici che interessano il proprio corpo che, se solitamente, viene percepito come un rifugio, poi, può trasformarsi in un qualcosa di estraneo e minaccioso. Accanto alla percezione di un cambiamento della propria immagine corporea dovuta allo stadio di malattia, alle terapie, alla fatigue e alla perdita di energia, c’è anche il dolore fisico con conseguenti limitazioni nelle autonomie.

Aiutare i caregiver ad esprimere i propri vissuti ed affrontare le problematiche che si possono presentare nel quotidiano, significa aiutare tutto il sistema familiare.

Sostenere la speranza, favorire la condivisione emotiva, la complicità e l’intimità della vita quotidiana ha il senso determinante di dare continuità e stabilità.

Claudia Bonari

Le buone abitudini

Nel 1981 avviene un importante passaggio nella medicina: si arriva, infatti, ad un approccio preventivo piuttosto che solamente curativo. La pubblicazione di un elenco, scientificamente provato, sui principali fattori di rischio che possono promuovere la comparsa di un tumore, ha segnato questo cambiamento. Questi fattori, come indicato in letteratura, possono essere distinti in modificabili (stile di vita, ambiente) e non modificabili (età, sesso, patrimonio genetico).

Gli effetti, poi, di tali fattori dipendono da variabili come la durata e il tipo di esposizione al rischio o l’effetto combinato di due o più di essi.

La possibilità di modificare il proprio stile di vita, di seguire delle buone abitudini e il sottoporsi agli screening anche per individuare predisposizioni genetiche ereditarie o lesioni allo stadio iniziale, sono due degli aspetti sui quali ogni persona è chiamata ad interrogarsi ed, eventualmente, intervenire. La responsabilità individuale sulla propria salute si costruisce giorno dopo giorno attraverso scelte consapevoli che riguardano l’alimentazione, l’attività fisica ed i comportamenti non a rischio. Da decenni gli studi si focalizzano sul cambiamento dello stile di vita della persona come uno dei principali fattori per il mantenimento della salute.

Nel far questo è indispensabile non trascurare come i fattori culturali, etnici e sociali possano dar un diverso senso al significato di salute e malattia ed ai comportamenti che vengono messi in atto.

La persona, quindi, ha un ruolo assolutamente proattivo piuttosto che reattivo in quanto ha assolutamente parte di responsabilità per il proprio benessere.

Proporre attività rivolte alla popolazione tutta, non solo a quella interessata più o meno direttamente dal fenomeno. Queste rappresentano buone abitudini, volte a incrementare gli interventi di sensibilizzazione territoriale, arrivando anche a coloro che ancora non sono stati raggiunti dalle corrette informazioni.

Alla responsabilità individuale si arriva passando anche dalla consapevolezza dell’intera popolazione. Partendo, proprio da quest’ultimo concetto, l’Associazione Voglia di Vivere, da sempre attenta a queste tematiche, organizza la Sesta Edizione della Camminata in Città.

Partecipare ad iniziative di questo genere ha senso, quindi, non solo per se stessi ma anche per sensibilizzare la comunità in cui si vive al prendersi cura di sé.

Claudia Bonari

Percorsi Rosa – Camminata in città 6^ Edizione

Niente ferma il rosa, niente ferma le donne!

Quando6 Ottobre ore 8:30

DoveChiostro di San Lorenzo –  Pistoia.

 

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In collaborazione con Farcom

Farcom Voglia di Vivere

Percorso:

La camminata è una passeggiata ludico-motoria (non prevede la presentazione del certificato medico) dedicata alla salute e al benessere.

Obiettivi:

L’evento si propone di:

  • sensibilizzare sull’importanza della diagnosi precoce del tumore al seno e sul mantenere uno stile di vita sano
  • raccogliere i fondi per finanziare i servizi di supporto ai pazienti oncologici: agopuntura, sostegno psicologico e nutrizionale presso il nostro ambulatorio ed il DH Medico Oncologico del San Jacopo
  • sostenere le donne con un tumore al seno e al seno metastatico

Il Programma

8:30 ritrovo al Chiostro di San Lorenzo per la consegna dei materiali

9:30 taglio del nastro per il via alla Camminata

12:00 rientro al Chiostro, ristoro, attività ludiche

www.villagerosa-verde: zumba fitness, fit e nordik walking, attività feldenkrais, misurazione della glicemia (prima e dopo l’attività fisica) a cura della Associazione Diabetici Pistoiesi, mercatino di solidarietà, spazio libri a cura dell’Associazione Amici della San Giorgio, spazio beauty con tante novità, spazi informativi e molto ancora.

Abbiamo deciso di dedicarci più del solito alla prevenzione della salute, dando attenzione all’ambiente: sia rinunciando al consueto lancio dei palloncini, sia scegliendo di distribuire borracce riutilizzabili, invece delle bottigliette usa e getta. Un’idea realizzata grazie al contributo di Capelli&Manie, Fondazione Banche Alta Toscana e Vival Banca Credito Cooperativo

Iscrizioni:

  • on-line a questo link
  • in Associazione
  • presso uno dei negozi Capelli&Manie (via Puccini 54 e via Buozzi 14 a Pistoia, via Montalbano 17 a Quarrata)
  • arrivando un po’ in anticipo al Chiostro di San Lorenzo, la mattina stessa della Camminata

Attività Collaterali:

Ogni anno la Camminata si sviluppa intorno a un tema culturale: questa volta ne abbiamo scelto uno di grande attualità, curato in collaborazione con la Associazione Buchette del Vino e con Centro Guide Turismo Pistoia, che nel pomeriggio di domenica 6 (sempre al Chiostro di San Lorenzo alle ore 16:00) terrà un incontro di approfondimento su questo tema.

  • Concorso Sfumature #rosa-verde: individuale e di gruppo, con premi fantasiosi al pari della fantasia…
  • La seconda edizione del concorso fotografico Il ritratto della salute, organizzato con il Gruppo Fotografico Fornaci

Camminata in Città: La nuova maglietta 2019

Ciao, mi presento.

Sono Riccardo Ciulli, studente universitario, indaffarato e molto, molto creativo. Ho iniziato a collaborare con Voglia di Vivere tra il 2016 ed il 2017, quando, studente del Liceo Artistico Policarpo Petrocchi di Pistoia mi sono ben” piazzato” al concorso “Ottobre Rosa… Passaparola”, dedicato alla prevenzione del tumore al seno. Mi sono classificato secondo con un logo “save your life”che raffigurava un “omino”(a me piace chiamarlo così) stilizzato a forma di cuore che riprendeva la forma del fiocco rosa(simbolo della prevenzione del tumore al seno). I colori scelti, l’azzurro ed rosa perchè non dobbiamo dimenticare che il tumore al seno, anche se con incidenza bassissima, riguarda anche noi maschietti! Quest’anno, in occasione della 6^ Edizione della Camminata in Città, Deanna, la Presidente, mi ha di nuovo contattato per ripensare ad un logo “aggiornato”.per la nuova maglietta.

Entusiasmo alle stelle, mi sono messo al lavoro ed il risultato, che sarà visibile sulle nuove magliette edizione 2019, ve lo anticipo con immenso piacere.

Il mio nuovo lavoro ricorda il “vecchio” ma con una maggiore attenzione al cuore stesso ed i colori simbolo delle Metavivor (donne con tumore metastatico al seno).

Il rosa simboleggia la prevenzione ed il verde la cura, infatti, la cura contiene la prevenzione in una sorta di cuore.

Ho voluto, con questo mio nuovo lavoro “omaggiare” e ringraziare tutte quelle donne che combattono e lottano per la loro vita con tenacia, autostima nonostante tutte le difficoltà che incontrano durante il loro difficile percorso di malattia. Il mio nuovo fiocco vorrei ricordasse alle donne l’importanza della prevenzione e diventasse “il cuore” aperto alla vita; un messaggio di forza per tutte quelle donne che con coraggio e determinazione vogliono combattere e non perdere mai la speranza: il mio fiocco è speranza!

Un grazie a tut coloro che ogni  anno indossano la maglietta con il mio ” fiocco”  con la speranza, nel mio piccolo, di dare un contributo alla diffusione della cultura della prevenzione. Un forte abbraccio a tutti!

Ciao e…ci vediamo il 6 Ottobre al Chiostro di san Lorenzo. Vi aspetto.

il trucco...

Il trucco…per sentirsi bene!

L’immagine che ogni persona ha di sé è frutto di un processo che dura tutta la vita, un aspetto che nel tempo, subisce modifiche, richiede accorgimenti e che, a volte, è più affine a chi si è, mentre altre è più lontana.
Parlare di “Immagine di sé” è parlare di un qualcosa di complesso fatto di immagini, percezioni auditive (parole e suoni), sensazioni cinestesiche, odori e sapori. Ma è anche riduttivo parlarne al singolare perché vi sono molteplici immagini di sé! Non si tratta un oggetto concreto, come una fotografia, ma di un processo. Ogni persona ne ha varie, a seconda dei contesti, dei ruoli in cui si trova a vivere ed agire.
L’idea che ognuno ha di se stesso si basa su tutte le esperienze personali e nasce da una “selezione” tra tutte quelle vissute. Selezionare le esperienze significa portarne in primo piano alcune ed è la salienza affettiva di ciascuna che fa sì che alcune rimangano accessibili alla consapevolezza ed altre stiano più sullo sfondo o vengano rimosse.
L’immagine che viene fuori da questo processo è quindi una mappa di se stessi e permette di riconoscersi e sentirsi “casa” nel proprio corpo. E, come in tutte le case, talvolta si può non star più bene.
Le terapie farmacologiche e gli interventi chirurgici, per esempio, possono modificare la percezione che si ha della propria immagine dal momento che esercitano una grande influenza sul corpo nel suo insieme.
Gli effetti collaterali delle terapie spesso portano a modificazioni repentine del proprio aspetto fisico che, per quanto transitorie, possono contribuire ad una caduta importante del tono dell’umore della persona che le vive.
“Perderò i capelli? Si vedrà la cicatrice? Avrò la forza di guardarmi allo specchio?”. Sono alcune delle domande che, in particolare, le donne si pongono e pongono ai curanti dopo aver ricevuto la diagnosi di tumore. Domande che, insieme ad altre continuano a risuonare nella mente.
I cambiamenti estetici possono spaventare anche chi, fino al giorno prima, riferiva di non prestare attenzione alla propria immagine: ma è normale farlo! Anche attraverso il corpo si comunica con il mondo esterno.
Occuparsi dell’aspetto fisico non è un vezzo, ma è un aspetto che non può che aiutare a mantenere un filo di continuità con la propria storia, fra il prima ed il dopo della diagnosi. Occuparsi di sé anche dal lato estetico significa occuparsi della propria vita, migliorandone la qualità anche in un periodo particolare come quello delle cure.
Pensare a sé e alla propria bellezza, nonostante il tumore significa anche modificare la percezione che si ha di se stessi, valorizzando i punti di forza senza “correre” a nascondere le eventuali conseguenze delle cure.
L’Associazione Voglia di Vivere, da sempre attenta alla qualità della vita delle donne e al loro benessere, propone un percorso per imparare a prendersi cura di sé e della propria immagine aperto alle donne in cura farmacologica e non solo. L’obiettivo è dare degli strumenti per sentirsi bene con se stesse ed affrontare la vita con un po’ di fiducia in più.

Claudia Bonari

dormire bene

DORMO QUINDI SONO

Perché bisogna dormire?”

Può sembrare facile rispondere a questa domanda ma spesso ci accorgiamo di quanto sia importante dormire bene (e di quanto sia difficile farlo) soltanto quando non ci si riesce più. In un’epoca in cui le persone devono rispettare tempi sempre più veloci, concedersi momenti di quiete è come una sfida ma diventa sempre più necessario per rafforzare il sistema organico.

Di per sé, il sonno, è un processo fisiologico che rappresenta un momento fondamentale di rigenerazione, di pausa e di eliminazione delle tossine e regolazione del metabolismo. Facilmente, però, è sottoposto a turbamenti a carico di fattori organici, psicologici e/o ambientali.

Durante il sonno, infatti, i ritmi biologici rallentano, l’organismo recupera le energie spese durante la giornata, il Sistema Nervoso riduce al minimo la sua attività a favore del Sistema Immunitario che, invece, la incrementa: la temperatura si abbassa, il metabolismo rallenta, la pressione sanguigna di stabilizza ed i tessuti si rigenerano.

A seconda dell’età anagrafica si ha bisogno di dormire una quantità di ore diversa per notte e il fabbisogno di riposo è una caratteristica individuale. Il passaggio dallo stato di veglia al sonno è regolato da una tempistica che varia da persona a persona e, in ognuna, può variare a seconda dell’età e del momento della vita.

Il primo accorgimento è quello di individuare le proprie esigenze di riposo e far di tutto per rispettarle poiché le variazioni (risvegli anticipati o lunghe notti senza sonno), così come livelli insufficienti di sonno e disallineamento circadiano, rappresentano un’alterazione dell’equilibrio naturale e possono portare, a lungo andare, a disturbi del sonno, insonnia e, più in generale possono influire negativamente su molti processi corporei, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari, oncologiche e diabete. Seguire il ritmo fisiologico naturale è di fondamentale importanza per non ritrovarsi stanchi e sonnolenti già di prima mattina, compromettendo il proprio tono dell’umore ed anche le proprie relazioni sociali.

Se anche i sonnellini possono portare ristoro, questi non possono sostituire il sonno durante le ore notturne: il nostro organismo è programmato per dormire di notte e per attivare in quelle ore tutti i processi di sostegno alla salute che sono biologicamente determinati.

Nello studio recentemente pubblicato su Sleep Medicine, i ricercatori sostengono che, in persone che, prima dello studio si coricavano molto tardi, anticipare la sveglia e coricarsi due ore prima rispetto al solito, ha comportato miglioramenti in termini di benessere mentale e fisico. Dalle analisi condotte è risultato che i partecipanti allo studio hanno migliorato le prestazioni cognitive con tempi di reazione più veloci e livelli più bassi di depressione, stress e sonnolenza nella mattinata. I ricercatori consigliano, quindi, di stabilire routine semplici che portino a regolare gli orologi interni migliorando la propria salute fisica e mentale complessiva.

Queste consapevolezze, insieme al caldo di questa estate che sta arrivando ma che, prepotentemente, si è già presentato ed inevitabilmente aiuta a rallentare i ritmi, possono essere prese come tempo per recuperare le energie e dare ristoro al nostro corpo e alla nostra mente.

Claudia Bonari

Social network

Le buone informazioni

Quanto è importante avere informazioni corrette sulla salute?

Secondo l’ultimo rapporto Censis, circa una persona su tre utilizza il web per avere informazioni sulla salute. In particolare, il 90,4% ricerca sintomi e cause di specifiche patologie.

Questi dati allarmanti hanno portato l’Istituto Superiore di Sanità a creare un portale (https://www.issalute.it/index.php/falsi-miti) volto a smascherare bufale, falsi miti e convinzioni pseudoscientifiche dannose per la salute.

Nel web si trova ogni informazione ed il suo contrario. Proprio per il contenuto che ogni notizia porta, vengono agganciate emozioni che hanno un impatto potente e tanto devastante quando si è già in una situazione di sofferenza e preoccupazione per la salute.

Nel sito dell’Istituto Superiore di Sanità, sono già state smascherate 150 “notizie” alle quali è stata data una spiegazione scientifica a sostegno del fatto che siano bufale.

Sul portale, poi, sono presenti quattro sezioni: “La salute A-Z”, “Stili di Vita e Ambiente”, “Falsi miti e Bufale” e “News”. Queste possono orientare il cittadino a trovare l’informazione inerente a ciò che sta cercando.

La cattiva informazione porta, con maggiore probabilità, le persone a fare scelte pericolose per la propria salute e per quella della propria famiglia. Promuovere senso critico è un obiettivo che ogni società che si voglia ritenere avanzata, deve rivolgere a ogni membro che la compone. La consapevolezza permette ad ognuno di compiere scelte coerenti con le proprie necessità ed i propri valori.

La questione delle bufale è un fenomeno che, con l’utilizzo sempre maggiore dei Social Network, ha avuto un incremento esponenziale creando confusione e disinformazione. In un mondo che sta facendo della velocità e del “non avere tempo” le proprie caratteristiche, le persone, spesso, non hanno voglia o tempo di approfondire e si fermano ad un livello superficiale. Su questo terreno fertile la “cattiva” notizia trova spazio e favorisce un vortice di preoccupazione, ansia e rabbia.

Consultare le fonti ufficiali che si basano su competenze e conoscenze scientifiche, porre domande ai curanti e non fermarsi alla prima notizia ma approfondire con professionisti qualificati del settore, può essere davvero ciò che aiuta ad avere una risposta soddisfacente e coerente con i bisogni emersi.

Tutto questo vale sempre, tanto più quando si parla di salute!

Claudia Bonari

Primavera: “Splendere di nuovo”

Primavera: “Splendere di nuovo”

La vita invita, talvolta obbliga, a rinnovarsi, rimettersi al mondo cambiando se stessi e le cose intorno. Un po’ come la primavera, con il suo mutare dalle giornate più buie a quelle più luminose, dai colori più scuri a quelli più vivaci e vari.

Ognuno è chiamato a ricominciare più e più volte nella vita, a causa di un dolore, di un cambiamento o di un obiettivo che chiama al suo raggiungimento. La possibilità di rimettersi al mondo è data ed è una continua opportunità per rinascere ma nonostante la capacità e predisposizione alla rinascita ed alla trasformazione, «passare sopra la propria vita senza addentrarvisi può accadere con molta facilità» afferma Zambrano, una delle voci più significative della filosofia contemporanea.

Il rischio, in una vita che sfugge velocemente, è di vivere non pienamente, in un tempo che scompare prima che che si riesca a cogliere.

La consapevolezza di ciò che accade è quello che permette di vivere l’occasione del tempo dato, che non è necessariamente un tempo straordinario, ma è comunque un tempo in cui conta la capacità di accorgersi che la vita non è mai banale, senza dar niente per scontato.

Bloccarsi senza speranza, sopravvivendo nell’insoddisfazione, disinvestendo dalle proprie capacità, restando spettatori della propria vita magari pieni di rimpianti, rappresenta ciò che porta, se non ci si ferma, a lasciarsi travolgere dal tempo senza che se ne possa cogliere l’essenza.
Rimettersi al mondo più e più volte è difficile e spesso doloroso, necessita di dover rischiare, di trovare ed affidarsi ad un coraggio che seppur ridotto, è ciò che permette di fare come la fenice che risorge dalle proprie ceneri.

Mettersi in discussione significa cogliere la possibilità di rimaneggiare la materia che si ha tra le mani, ovvero la propria esistenza, osservando da un punto di vista sempre diverso, ascoltando le sensazioni, i desideri e le domande che sorgono in ogni momento. Ascoltarsi ed ascoltare il mondo intorno a sé dà la misura di ciò che si può cambiare di sé per adattarsi sempre più ai cambiamenti che la vita propone.

L’essere felici ha a che fare anche con l’accettare i limiti, convogliando le energie in ciò che è possibile cambiare e che è davvero importante. Rimettersi al mondo è frutto di tante azioni che oscillano fra il dischiudersi dell’esistenza e lo stare nell’ignoto.
Si può imparare dalle piante, dai fiori, che in questo periodo insegnano che, nonostante un rigido e faticoso inverno, ogni primavera si può ricominciare con una nuova esplosione di colori e di odori.

Claudia Bonari