Agopuntura Sostegno oncologico voglia di vivere

Progetto Agopuntura

L’agopuntura è una tecnica terapeutica che fa parte della Medicina Tradizionale Cinese (MET) una pratica medica antichissima che si fonda su concetti diversi rispetto alla medicina occidentale: il modello biodinamico dell’ essere umano è sostituito dal modello ” energetico”.

Secondo la medicina cinese, l’agopuntura, ovvero l’inserimento di aghi sottilissimi, in specifici punti del corpo,  è in grado di andare a regolare Qi , il flusso energetico veicolato attraverso  i cosiddetti meridiani (canali energetici) che attraversono l’intero organismo umano.

Molti studi scientifici,  tra cui le ultime linee guida del National Comprehensive Cancer Network (NCCN), dimostrano un livello di efficacia 2A specialmente per quanto riguarda sintomi come  mal di stomaco, nausea, vomito, distress legati alla patologia oncologica. L’agopuntura viene già impiegata, in Toscana,  in centri accreditati, come trattamento integrato dei sintomi legati al supporto oncologico: in particolare per  ridurre gli effetti avversi della chemioterapia adiuvante come:

  • nausea;
  • vomito;
  • xerostomia;
  • flushing;
  • neuropatia periferica;

Il percorso terapeutico prevede  l’attivazione di protocolli prestabiliti che necessitano di  una costante ripetizione del trattamento ad intervalli regolari che comporta, inevitabilmente, un grosso impegno di natura organizzativa e di  personale dedicato. Sono davvero ancora poche le strutture sanitarie pubbliche che prevedono l’agopuntura e, proprio per questo, Voglia di Vivere propone questo piccolo progetto, rivolto alle donne con tumore al seno, con lo scopo di aiutarle, grazie all’agopuntura,  a ridurre gli effetti collaterali delle terapie. Il progetto,  finanziato  con il contributo economico  di Susan. G. Komen Italia,  sarà gratuito per le pazienti oncologiche e partirà  da Aprile 2018. Si tratta ancora una volta di una nuova sfida, che ci auguriamo,  possa contare su una maggiore collaborazione con i medici di famiglia ed il comparto Ospedaliero per informare le donne  sulle  nuove opportunità terapeutiche integrate di supporto oncologico.

Riferimento al progetto Giulia Signorini

 

Incontriamoci il 9 marzo

Ogni incontro in cui si mettano sul tavolo argomenti legati alla salute sono occasioni importanti. Ma questo che stiamo organizzando lo è… di più.

Di più perché vogliamo fare un passo avanti nell’imparare a guardare meglio dentro di noi, per comprendere la nostra essenza più intima, profonda. Tanto profonda che talvolta servono “altri occhi” per vederla. Gli occhi di un obiettivo fotografico. Oppure gli occhi di un fotografo. O ancora proprio i nostri, quando riescono a svelare l’anima e i segreti che questa non vorrebbe far trapelare. Ecco perché durante il convegno “Sento, vedo, racconto. Il ritratto della salute” parleremo della fotografia come strumento espressivo che può aiutarci a stare bene, e lo faremo considerandolo sotto vari punti di vista, così da ottenere un quadro quanto più possibile esauriente sulle potenzialità di questo mezzo, il cui uso è oggi “inflazionato” e proprio per questo – al pari di altri media – troppo spesso svuotato della sua valenza.

I punti di vista che prenderemo in esame saranno considerati da professionisti, molto stimati ciascuno nel suo settore di competenza, come potete vedere leggendo il programma, che prevede anche la consegna di una pergamena ai “pionieri” del concorso omonimo, che hanno inviato alcune opere sul tema.

A completamento della giornata un’ospite particolarmente gradita ha già assicurato la sua presenza… volete intanto scoprire chi è?

 

I ritratti di Rossella

Lei lo fa per abitudine di… sentire e vedere, tenendo gli occhi attenti sul mondo, per poi raccontare, dipingendole, le emozioni che le scaturiscono nell’anima.

Il silenzio delle farfalle

Sono spesso sentimenti di dolore, legati a realtà di sofferenza di cui sono protagoniste donne e bambine tormentate dall’umana ingiustizia. Rossella Baldecchi è molto sensibile al dolore, e il suo modo per contribuire a combatterlo è impresso sulle sue tele dove, però, la sofferenza non si percepisce come invincibile, bensì dalle sue creature trapela sempre qualcosa di positivo, un desiderio di guardare oltre con la volontà di trovare sempre qualcosa di bello. È una speranza non fine a se stessa, bensì energia dirompente che consente di andare avanti con forza, nonostante il dolore.

E questa è Rossella, la forza del bene che prende forma attraverso le sue opere, un messaggio che le appartiene perché è indissolubilmente parte di lei. I suoi occhi sul mondo sono curiosità allo stato puro, ma curiosità da intendere nel modo più possibile positivo, come desiderio di conoscere per superare – appunto – gli umani limiti da cui origina la sofferenza.

Recentemente Rossella ha pubblicato un libro molto piacevole, in cui racconta un pezzo di umanità: “Viva in Giappone”, raccolta di fotografie scattate durante un suo viaggio dove comincia il mondo, e diventate un documentario sulla vita in questo Paese. Un documentario in cui immagine e parola si fondono, regalando di questa cultura un’interpretazione narrativa che ne esalta valori di grande spessore umano.

Alessandra Chirimischi

PER SAPERNE DI PIÙ

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Pionieri a confronto

Vi presentiamo alcune delle persone che hanno inviato le immagini per la prima edizione del concorso “Sento, vedo, racconto. Il ritratto della salute”. Pionieri di questo concorso, perciò a prescindere dalle decisioni della giuria (chi vuol conoscerle dovrà essere con noi il prossimo 9 marzo leggi il programma) le loro testimonianze sono la dimostrazione concreta di come un’unica occasione possa manifestare tanti sentimenti diversi, riunendoli empaticamente in un coro armonico, un dialogo cui non facciamo abitualmente caso ma che sorregge la nostra quotidianità.

 

Paola Galligani – “Ho partecipato alla manifestazione organizzata da Voglia di Vivere per l’importanza del messaggio che conteneva, per il piacere di farlo assieme ai miei amici e, non ultimo, per la passione che ho verso la fotografia!”

 

Marco Tesi – “Sono padre di 4 figli meravigliosi – di cui vado molto orgoglioso – e nonno di Vittorio, figlio del primogenito. Ora che sono in pensione faccio del volontariato in Misericordia e il bagnino in estate, aspettando che anche mia moglie vada in pensione. Poi… ci scateneremo a suon di danze standard, che pratichiamo a livello agonistico con la scuola di ballo Magilu Dance che ha partecipato in massa alla Camminata in Città!”

 

 

Nicoletta Quirini – “Sono classe 1959, impiegata, stato libero. Amo la fotografia, il disegno, l’arte, tutto ciò che è creativo: perciò sono particolarmente soddisfatta per aver vinto il primo premio per il look (questo che vedete nella foto) all’ultima Camminata in Città. Dopo aver avuto il tumore al seno, credo sia necessario sensibilizzare la popolazione sull’importanza di fare prevenzione: per questo ho voluto essere presente con Voglia di Vivere.”

 

Sandra Marliani – Grafica di professione, come molte altre donne si destreggia fra lavoro, marito e figlio, senza però trascurare di prendersi anche alcuni momenti per sé, che trascorre sui campi da tennis per tenersi in forma il corpo, e con la macchina fotografica al collo per mantenere in forma lo spirito.

 

Alberto Chirimischi – Tendenzialmente schivo e riservato, è un ragazzo che nella fotografia trova gratificazione al suo modo di esprimersi: e davanti alla bellezza della vita si sofferma, per contemplarla e renderla sua, in modo del tutto personale.

 

 

 

 

La corriera stravagante

Anche lungo la più lineare e scontata delle vie, a un certo punto si arriva a dover decidere dove andare, quale percorso intraprendere perché la strada presenta una svolta che – come ogni cambiamento – ci porta alla soglia dell’inaspettato. Se poi a qualcuno capita di arrivare alla “svolta dei ribelli”, il cambiamento non può che manifestarsi come sorprendente. Assecondando – e solo per questo motivo – lo stile abituale che ha fatto scegliere paesaggi e personaggi californiani come ambientazione dei suoi romanzi, con La corriera stravagante – edito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1947 – John Steinbeck lasciò pubblico e critica piuttosto stupiti per essersi posto con un’insolita verve narrativa, carica di tratti ironici e dalla sottile intenzione allegorica, scelti per raccontare le vicende di un gruppo di viaggiatori che, a causa di un guasto alla corriera che li trasporta, si trovano loro malgrado a dover soggiornare proprio alla svolta dei ribelli. Così chiamata perché i primi pionieri che ci arrivarono erano fabbri rozzi e attaccabrighe, dopo che cadde in malora quella che una volta era stata la loro fucina – trasformata nel frattempo in area di sosta con autorimessa e distributore di benzina – nei primi anni Trenta del Novecento fu rilevata dai coniugi Chicoy, grazie ai quali la svolta dei ribelli – perché ormai così continuava a chiamarsi – cambiò totalmente aspetto, diventando una simpatica stazione di servizio, con tanto di ristorante in cui Alice Chicoy stuzzicava gli avventori con le sue prelibatezze. E la svolta divenne anche stazione di cambio per i Levrieri, gli autobus di lusso che lasciavano qui i passeggeri diretti a San Juan de la Cruz, dove arrivavano grazie al servizio autobus che Mr. Chicoy gestiva insieme al garage.

È nella ventata di simpatia portata dai Chicoy alla rinnovata svolta dei ribelli, che si accende il romanzo: la convivenza fra sconosciuti – costretti a una sosta forzata e prolungatasi ben oltre il previsto – innesca la miccia per una variegata esplosione di stati d’animo, per quel gioco allegorico accennato prima in cui l’umanità è espressa in una carambola di atteggiamento inusuali, che lasciano spesso stupiti gli stessi protagonisti. Intrighi, complicità, sotterfugi, litigi… la narrazione ci offre un campionario di personalità come raramente accade di leggere, atteggiamenti inusuali, di gente che per qualche motivo perde il senso del controllo, e che per questo anima vicende che, in diverse condizioni, probabilmente mai sarebbero accadute. Un romanzo divertente, dal quale si percepisce un autore probabilmente divertito nel giocare con i personaggi che qui ha narrato.

Alessandra Chirimischi

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Intanto, ti informiamo che questo libro è già disponibile nel circuito REDOP

 

 

Stefania Zarri

Stefania Zarri è abilitata a insegnare Metodo Feldenkrais®, Walking for life®, qualifica che le consente di gestire con successo le due attività di cui si occupa personalmente a Voglia di Vivere.

Intanto i corsi “Facciamoci le ossa” per prevenire la perdita di calcio e predisporre al camminare: si tengono due volte a settimana alla sede dell’associazione, per l’esattezza il mercoledì dalle 15,30 alle 16,30 e il venerdì dalle 17,30 alle 18,30.

Poi, i corsi alla piscina Silvano Fedi dove, oltre al nuoto libero e alla ginnastica in acqua – per avere la consapevolezza del proprio corpo imparando a percepirne il movimento eseguendo variazioni della respirazione e movimenti in acqua con l’ausilio di galleggianti – cura anche la camminata in acqua. Si tratta di una camminata consapevole che coinvolge tutti i distretti articolari, cercando in particolare un buon movimento nel cingolo omero-scapolare e nel portamento della testa, ma anche sul movimento delle vertebre del collo attraverso l’uso degli occhi, ispirandosi allo studio della “camminata africana” di Movimento Intelligente® di Ruthy Alon (clicca qui se vuoi saperne di più).

Nella ultima parte lavoriamo sulla tonificazione, sulla postura e con aerobica a corpo libero allenando anche gli sfinteri e il pavimento pelvico nell’acqua medio alta. Usiamo piccoli pesi alle caviglie ed ai polsi per intensificare l’allenamento e facilitare la consapevolezza.

E se l’inverno trova Stefania e le sue allieve – vale a dire signore di ogni età, non ci sono limiti! – mantenersi in forma al chiuso, come inizia a fiorire la primavera iniziano le camminate all’aria aperta, un vero e proprio toccasana per corpo e spirito.

Irene Sacco

Laureatasi in Medicina e chirurgia nel 2013 all’Università di Firenze, sempre a Firenze Irene Sacco frequenta la scuola di Medicina tradizionale Cinese conseguendo il diploma in Agopuntura nel 2017.

Lavora per due anni in Associazione Tumori Toscana seguendo le cure domiciliari dei pazienti oncologici e perfezionandosi nelle cure palliative e terapia del dolore.

La visione d’insieme del paziente e dell’ambiente che lo circonda è la chiave di lettura con cui inizia la valutazione clinica: trova quindi nell’agopuntura una tecnica efficace e fine per curare il paziente e i molti sintomi che può presentare. Essendo la variabilità individuale infinita, sono d’aiuto sempre di più strumenti personalizzati, e l’agopuntura può aiutare in alcune sfumature altrimenti difficilmente raggiungibili.

Inizia la sua collaborazione con l’Associazione Voglia di Vivere nel 2018, grazie al progetto di agopuntura rivolto alle donne che svolgono terapia attiva per combattere il tumore al seno.

L’agopuntura è una tecnica offerta da molte strutture sanitarie in tutto il mondo. Nei pazienti oncologici trova ottima efficacia per ridurre i sintomi quali effetti collaterali legati alle chemioterapie, radioterapie e terapie ormonali. Per tutti i pazienti l’agopuntura svolge un importantissimo ruolo nella modulazione del dolore sia nelle patologie dolorose acute che croniche, ha efficacia su sintomi dovuti ad alterazioni ormonali come disturbi post menopausa o disturbi inerenti al ciclo mestruale. E’ efficace nelle donne in stato gravidico, periodo durante il quale l’assunzione di medicine è spesso sconsigliato, per controllare sintomi di nausea o dolori. L’impiego dell’agopuntura quasi privo di effetti collaterali e di controindicazioni è indicato in molteplici campi clinici, quali stati d’ansia, insonnia, gambe senza riposo.

 

Donne che comprano fiori

Tanto diverse da non far pensare a qualche possibile legame fra loro. Invece… è un sottile filo rosso – quello della forza e della solidarietà – a legare la vita delle donne che animano questo romano. Donne arrivate al bivio, donne messe davanti a realtà difficili, a responsabilità pesanti dalle quali hanno necessità di scostarsi, donne che fra loro non si conoscono, ma che cedono al richiamo del Giardino dell’Angelo, un negozio di fiori molto speciale nel cuore di Madrid: sta lì da oltre 200 anni, di storie ne ha viste e custodite molte.

Il Giardino dell’Angelo è curato e gelosamente custodito da Olivia – donna saggia e misteriosa che sa guidare le cinque più o meno quarantenni gravitanti nella sua oasi – dice un giorno a Marina, protagonista e voce narrante del romanzo: « ho vissuto abbastanza da sapere che c’è un momento nella vita di ogni persona in cui quest’ultima ha la possibilità di fare un cambiamento radicale, a centottanta gradi. Un’unica e grande opportunità per crescere. La pienezza. Il grande giro di boa della storia della tua vita. E sì, ci sono persone che ne approfittano e altre no».

Galeotta fu la piacevolezza di sangria e vino bianco fresco, a cullare una calda notte d’estate, mix azzeccato per fugare ogni inibizione e lasciarsi andare, se circondati da persone che possono comprendere. E fra loro si comprendevano, perfettamente: insieme a Marina, Aurora, Casandra, Gala, Victoria riconoscevano che «Vivere è un compito urgente!», convinzione sulla quale hanno creato un loro piccolo mondo al femminile, dove sostenersi, stimolarsi, assistersi per uscire vincenti dal bozzolo, farfalle aperte alla vita.

È una bella storia di solidarietà che va oltre il femminismo spicciolo al quale siamo abituati, perché lo travalica nel rispetto della personalità individuale. Valore sempre più difficile da trovare, e che forse proprio per questo ancora riesce a svegliare gli animi. Non a caso il sottile filo rosso che dicevamo all’inizio, si spande a dismisura su di lui, il magnifico elemento che è il mare, quello che mette a confronto una persona con la propria essenza. Un vero e proprio invito a non smettere mai di lottare, a non accettare la banalità dello stabilito.

Uscito dalla fresca vena letteraria della giovane Vanessa Montfort, Donne che comprano fiori è una storia intensa, nella quale ogni donna (ma anche ogni uomo, se ha il coraggio di guardarsi onestamente nell’anima) ha la possibilità di identificarsi, e di usarlo come strumento per ri-trovarsi.

Alessandra Chirimischi

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La mia vita con George

Quando mi fu regalato, mi parve una scelta poco opportuna da portare in dono a una persona cui era stato appena tagliato un pezzo di qualcosa: intestino, nel mio caso, ma il discorso vale per qualunque altro pezzo di carne ci si trovi tagliato via dal corpo. Non ero pronta a leggere un romanzo ispirato dalla morte, per cancro, di un uomo. Ero solo all’inizio del percorso, non mi ero ancora abituata alla… mia vita con il cancro! Perciò gli trovai un posto sulla libreria – neppure troppo in vista, si capisce! – e lo dimenticai. Ma solo per un po’.

Poi, un giorno, alcune delle poche pagine lette riaffiorarono alla memoria, e le compresi sotto una luce diversa, vivida e luminosa: Udi – questo il nome del compagno dal quale Judith Summers, autrice de “La mia vita con George”, ha trovato ispirazione – per quanto è dato capire non si era lasciato andare passivamente al cancro, gli aveva tenuto testa fino all’ultimo respiro. Forse addirittura più di quanto non avesse fatto Judith che, dopo aver perso il proprio uomo e il padre del suo bambino, non riusciva a superare il dolore. Fin quando nella sua vita è arrivato lui, George, un simpaticissimo cavalier king charles spaniel che diventa il padrone di casa, e della sua vita.

Da qui prende spunto il suggerimento di leggere il libro: oltre a essere ben scritto, è la perfetta rappresentazione di come un animale indossi con gran naturalezza i panni dell’amico, del sostegno, del “farmaco” naturale che aiuta a combattere qualunque avversità. Oggi si parla molto di pet therapy, e l’esperienza di vita raccontata da Judith è la dimostrazione di quanto l’amore sincero di un amico pelosone sia importante: nel suo caso ha aiutato ad elaborare un difficile lutto, ma come sappiamo gli esempi dei benefici della pet therapy sono molteplici. Il libro ci offre su un vassoio d’argento l’opportunità di conoscerli, aggiungendo la piacevolezza di una lettura scorrevole e anche divertente.

Alessandra Chirimischi

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Gruppo di crescita personale

Fare gruppo, sentirsene parte, è uno dei modi migliori per percepirsi più forti e vivere con maggiore serenità il rapporto con noi stessi. Viene, di conseguenza, che si possano affrontare meglio le difficoltà che la vita ci mette di fronte.

Questa, in breve sintesi, la finalità del Gruppo di crescita personale, uno strumento di incontro per stimolare la spontaneità e le potenzialità creative che ogni persona, attingendo all’energia del gruppo, può sviluppare. A condurre gli incontri sarà la psicologa Beatrice De Biasi, da anni preziosa collaboratrice di Voglia di vivere, sotto la cui esperienza il gruppo potrà lavorare nella serenità di un ambiente facilitante e protetto, uno spazio sicuro dove poter esprimere vissuti ed elaborare emozioni. Il Gruppo di crescita personale, infatti, si propone con attività che via via promuovono l’affidamento e l’accettazione reciproca, in un clima di non giudizio, dove a ciascuno dei partecipanti è data la possibilità di lavorare, esplorare, scoprire o approfondire parti di sé. Per piacersi di più!

E… così, per capire meglio come la forza del gruppo possa essere un traino energizzante… balliamo e cantiamo con loro!

INFO PER PARTECIPARE

  • il gruppo prevede la partecipazione di un numero minimo di 8 persone e un massimo di 20
  • ogni incontro avrà la durata di 1 ora e mezza.
  • orario degli incontri dalle ore 15,30 alle ore 17,00
  • la sede dell’Associazione Voglia di Vivere – via Gentile, 40 a Pistoia ospiterà gli incontri
  • gli incontri sono riservati agli iscritti della Associazione Voglia di Vivere (iscrizione annuale € 30,00)
  • è previsto un contributo di € 20,00 per partecipare all’intero ciclo o di € 2,50 per il singolo incontro

 

IL CALENDARIO (gli incontri si tengono sempre di martedì)

2018

  • 27 novembre
  • 11 dicembre

2019

  • 15 e 29
  • 12 e 26 febbraio
  • 12 e 26 marzo
  • 9 e 30 aprile
  • 14 e 28 maggio

Per informazioni e iscrizioni, oltre che ai recapiti di Voglia di vivere potete rivolgervi a Beatrice De Biasi:

  • 333 252 1284
  • beatricedebiasi@gmail.com

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