I collaboratori: Beatrice De Biasi

Nata a Venezia nel 1973, Beatrice De Biasi si è laureata in Psicologia a Padova nel 1998, e successivamente specializzata in Psicoterapia umanistica integrata e psicoterapia per l’infanzia e l’adolescenza.

Collabora con l’Associazione Voglia di vivere dal 2008 occupandosi del sostegno psicologico per i malati e i loro familiari, riservando particolare attenzione ai temi relativi alla malattia e alla morte spiegata ai bambini.

Fin dall’adolescenza ha frequentato gruppi di volontariato all’interno dei quali ha coltivato la passione per l’ascolto e il sostegno: quel volontariato che da sempre l’ha fatta sentire coinvolta nella creazione e realizzazione di progetti volti a sostenere le persone in difficoltà. Attraverso le associazioni ha sperimentato il senso di appartenenza e la forza vitale e affettiva che nasce dal lavoro di squadra.

Esperienze che oggi la fanno essere altamente competente per lavorare nella formazione, consulenza e conduzione di gruppi: a questo proposito aggiunge che per lei “significa partecipare alla crescita delle persone ed essere costantemente affascinata dai profondi cambiamenti che ognuno di noi può realizzare. Per sé e per gli altri.”

Antico come la Terra

Nella storia, il melone è stato un orfanello che si è guadagnato casa, e dignità: le sue origini, infatti, sono talmente antiche da non aver permesso ad alcuno di attribuirgli adeguati natali. Perciò, dobbiamo prender per buono quanto alcuni affermano circa il fatto che ci arrivi dall’Africa o dall’Asia Minore, dove in origine nasceva spontaneo trovando gli elementi che richiede per crescere bene, ovvero terreni a medio impasto tendenzialmente ricchi di sostanza organica, e temperature sufficientemente elevate, oltre che prive di eccessivi sbalzi climatici.

Pur perdendosi la sua storia nella famosa notte dei tempi, certo è che la presenza del Cocumis melo è documenta fin dai tempi antichi: lo raccontano Sumeri ed Egizi, lo cita Mosè e non si tirano indietro a parlarne neppure i Greci, e con loro i Romani che lo “esportarono” in tutte le regioni dell’Impero in cui fosse possibile coltivarlo. Sopravvissuto alla decadenza dell’Impero Romano grazie a Carlo Magno – che nell’800 d.C. lo riscoprì facendo piantare il Cucumis melo a suo tempo portato in Spagna dai Mori – il succoso melone deve il proprio successo a Marco Polo e al suo “pallino” per i commerci! Considerato cibo prelibato era consumato soprattutto dalle persone abbienti, quelle più istruite e culturalmente raffinate, tanto che il melone fu considerato un bene di lusso. Fu poi l’arte rinascimentale a conferirgli ancor più prestigio, quando – insieme ad altri frutti prelibati – lo mise a inghirlandare i festoni con cui si abbellivano edifici e monumenti.

A cantarne i pregi troviamo pure il Boccaccio (che lo chiamava popone, come ancora oggi avviene in Toscana), ma il riconoscimento più prestigioso il melone lo deve ad Alexandre Dumas – il padre dei tre Moschettieri, per intenderci – che ne era particolarmente ghiotto. Lo apprezzava così tanto che quando dalla biblioteca di Cavaillon – cittadina nei pressi di Avignone cui fece dono di circa 400 volumi – gli chiesero cosa volesse come compenso in cambio del suo generoso contributo, rispose con la richiesta di 12 meloni l’anno, fin quando fosse vissuto: quale migliore garanzia sulla bontà dei meloni di Cavaillon?

Il melone è oggi coltivato in tutte le regioni calde del mondo, in particolare in Europa e Stati Uniti: di conseguenza, molte sono le varietà di questa cucurbitacea dal fusto strisciante, i cui frutti prendono varie forme e colorazioni a seconda dell’area di coltura.

I meloni si distinguono in estivi e invernali: i primi hanno la polpa molto più profumata, gli altri sono un po’ meno saporiti, ma la distinzione principale riguarda la forma – tondeggiante o ovoidale – e la buccia, che varia molto sia nella colorazione sia nella composizione della superficie, da liscia a più o meno reticolata.

Queste informazioni non sono comunque sufficienti per scegliere il melone giusto! Non è infatti facile trovare quello più saporitamente zuccherino: limitiamo allora la scelta evitando i frutti eccessivamente maturi, che potrebbero avere tracce di muffa o qualche ammaccatura. Se possibile scartiamo anche quelli non ancora ben maturi, ma nell’eventualità lasciamoli all’aria fin quando non si saranno ammorbiditi: sono poi da conservare in frigo, e vanno consumati nel giro di pochi giorni. In ogni caso, la scelta del melone vi offre la possibilità di fare la scena degli intenditori che, dopo averlo afferrato delicatamente, lo posano sulla mano per rimirarlo, annusarlo, tastarlo leggermente, rimirare il picciolo… fa sempre effetto!

Ricordiamo che la maggior parte delle varietà di melone è disponibile da giugno a ottobre, e che questo delizioso frutto – spesso servito come contorno, insieme a salumi e formaggi – è una fonte di vitamina A (nella varietà a polpa giallo-arancio), vitamina C e potassio. È un alimento ricco di acqua e dissetante, perfetto per dare refrigerio durante le torride giornate estive.

Alessandra Chirimischi

Il melone: consigli alimentari

 

 

 

 

La dietista raccomanda… il cocomero

Il cocomero è noto per essere un frutto a basso potere calorico, solo 15 kcal ogni 100 grammi in quanto ricchissimo in acqua, tanto che la porzione suggerita è pari a 450 grammi senza buccia. Si pensi che il peso di un frutto medio come la mela è considerato pari a 150 grammi, quindi circa un terzo del peso del cocomero.

È un ottimo ingrediente per preparare acque aromatizzate, e può essere utilizzato anche in originali insalate: vediamo come.

Per preparare un’acqua aromatizzata all’anguria, versate in un barattolo di vetro 5 o 6 cubetti di questo frutto. La quantità di frutta da utilizzare dipende dalle dimensioni del barattolo e dall’intensità di sapore desiderata. Per un effetto rinfrescante, insieme all’acqua unite anche qualche fogliolina di menta. Un paio d’ore in frigo e… sarà una bevanda perfetta!

Per un’insolita insalata estiva, tagliate l’anguria a cubetti o a piccole fette sottili, e aggiungete del pecorino o della feta, secondo il vostro gusto. L’abbinamento è insolito, ma con l’aggiunta di un cetriolo, un pizzico di sale e un filo di olio il successo a tavola è assicurato. Volendo possono anche essere unite delle spezie per esaltare il gusto della vostra originale insalata.

Lisa Sequi, dietista

Piccoli magni frutti

Quanto sia stato Magno, il celebre Alessandro, lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni: conquistando le terre dell’Est (ricordiamo che si spinse fino a quelle che sono gli attuali Pakistan e India, conquistando prima l’Impero Persiano) conobbe – fra l’altro – ciò che di meglio offrivano alla piacevolezza del palato. Una ricchezza di queste terre è il Prunus armeniaca, l’albero dalla tondeggiante chioma sui cui rami, dopo una bellissima fioritura che passa dal rosa chiaro al bianco, crescono quei tanto gustosi quanto delicati frutti che sono le albicocche.

Conosciuto in Asia Centrale già oltre 4000 anni fa, dove sorgeva in forma spontanea, al seguito dell’esercito di Alessandro Magno l’albicocco giunse prima in Mesopotamia e Persia, poi sulle coste mediterranee dove trovò l’ambiente ideale di climi temperati, al riparo da gelate tardive.

Il periodo naturale di maturazione va da maggio ad agosto – con l’apice di produzione fra giugno e luglio – ed è allora che si apprezza al meglio la polpa, molto delicata, pur essendo le albicocche generosamente disponibili ad essere conservate in vari modi, così che possiamo disporne tutto l’anno. Si trova, infatti, essiccata o disidratata, ma anche in gelatina o confettura, sciroppata o in succo da bere, pur restando impareggiabile la bontà quando gustata fresca a fine pranzo, a colazione, per uno spuntino… Impareggiabile, dicevamo, a patto che sappiamo sceglierla.

Infatti, le albicocche sono frutti molto delicati, che rischiano di rovinarsi facilmente: è quindi opportuno avere l’accortezza di evitare i frutti immaturi – duri e di colore verdognolo o giallo-chiaro – e quelli troppo maturi, che diventano eccessivamente teneri e si deteriorano in fretta. Sceglieremo albicocche dal bel colore sfumato rosso-arancio, piene e compatte al tatto, che riporremo al fresco subito dopo averle acquistate, e che consumeremo nel giro di pochi giorni.

Alessandra Chirimischi

L’ALBICOCCA: CONSIGLI ALIMENTARI

Voglia di… Campagna Amica

Michela Nieri, responsabile Coldiretti Donne Impresa di Pistoia

Campagna Amica è il luogo ideale di incontro tra gli interessi degli agricoltori e quelli dei cittadini. Creata da Coldiretti, la principale associazione dei produttori agricoli italiana ed europea, si rivolge a tutti per dare risposte a temi di grande attualità come l’alimentazione, il turismo, l’ecologia, la salute e il benessere, inaugurando così un nuovo stile di vita.

La collaborazione con associazioni di volontariato, a livello nazionale e locale, è parte del progetto Coldiretti-Campagna Amica: per questo ha trovato perfetta intesa con Voglia di Vivere, in una condivisione di intenti cui Coldiretti Pistoia dà grande importanza. La Camminata in città, a cui la rete Campagna Amica collabora, consolida il rapporto con l’associazione di volontariato pistoiese, un rapporto basato sulla consapevolezza che stili di vita virtuosi fanno bene alla salute degli uomini e all’ambiente. A tutti noi.

Mente e corpo sani, infatti, sono aiutati da una sana alimentazione. E le qualità nutrizionali di un prodotto alimentare in Italia fanno rima anche con gusto. Grazie ad un sistema fatto di grandi, piccole e piccolissime attività produttive che coltivando e allevando aiutano anche l’equilibrio idrogeologico del territorio. Aspetti salutistici e ‘goderecci’, economici e ambientali si combinano grazie a un’agricoltura che sa essere tradizionale e innovativa grazie a tre semplici elementi: clima, varietà morfologica del paesaggio italiano, capacità e volontà di chi lavora nel settore primario che riesce a produrre e fare manutenzione anche su appezzamenti di terreni accidentati.

Da questo nasce una varietà di cibi e ingredienti unica al mondo. Una rete sviluppata anche grazie alla Fondazione Campagna Amica che sostiene l’agricoltura italiana nei tre ambiti principali della vendita diretta, del turismo, dell’ecosostenibilità e che costituisce un punto di riferimento per chiunque sia interessato ai destini dell’ambiente e del territorio, della qualità dei consumi e degli stili di vita.

Per questo, Campagna Amica:

  • organizza e promuove i punti di eccellenza della filiera agricola italiana dal produttore al consumatore e a km zero;
  • valorizza le strutture agrituristiche di qualità selezionate e promossi accuratamente da Terranostra, l’associazione di Coldiretti che sostiene il turismo in campagna;
  • valorizza e fa conoscere i prodotti tipici del nostro meraviglioso territorio;
  • avvia e sostiene campagne per la difesa del patrimonio di boschi, laghi e fiumi e per la biodiversità;
  • contribuisce allo sviluppo di energie rinnovabili;
  • monitora prezzi, stili di vita e abitudini alimentari dei cittadini;
  • produce strumenti di conoscenza e informazione per una corretta educazione alimentare, promuovendo stili di vita virtuosi nei confronti dell’ambiente e dei consumi.

Per questo, Campagna Amica parteciperà attivamente alla Camminata in città, portando un messaggio di… fresca consapevolezza che la salute inizia a tavola.

Michela Nieri

responsabile Coldiretti Donne Impresa di Pistoia

 

Liscio. Come una pesca!

Ma quanto saranno buoni questi frutti carnosi e tondeggianti, con la loro buccia talvolta vellutata talvolta liscia, quasi fosse una piccola scultura marmorea che le abili mani di un artista hanno prima levigato, e poi delicatamente colorato in luminose sfumature cangianti dal giallo pallido fino al rosso intenso. Sembra poesia, per come è gustosa nella polpa, succulenta e dal sapore zuccherino più o meno acidulo, a seconda della varietà.

E di varietà la pesca – perché è di questa regina estiva che stiamo parlando! – ne ha davvero tante, troppe per citarle tutte così ci limitiamo a ricordare che è uno dei frutti più prelibati dell’estate, una vera e propria goduria che, generosamente, si presta anche ad essere lavorata per la conservazione: sciroppata, in confettura, succo, gelatina, è da lavorare per la stagione meno propizia, durante la quale continuerà a darci bontà e preziosi nutrimenti.

La pesca matura da maggio a settembre (sempre in funzione della varietà, ma anche della località in cui cresce), però la pianta offre il massimo della bellezza durante la fioritura: pennellate di fiorellini rosa pastello, accoccolati fitti fitti sui rami, portano l’annuncio che l’inverno è passato, che possiamo tornare a guardare la vita nella sua pienezza, con la gioia del colore e del sapore che con l’estate arriva a toccare il culmine.

Ecco, la pesca è un’apoteosi estiva, una dolcezza di stagione che porta ristoro fino all’ultimo muscolo del nostro corpo: è infatti un frutto rinfrescante, composto di zuccheri assimilabili e vitamine, ricco di acqua e quindi benefico. È sufficiente sbucciarla (alcuni la mangiano anche con la buccia vellutata, questione di gusti) per trovarla già fantastica. Ma se decidete di concedervi uno sfizio, provate a tagliarla a pezzi in un bicchiere e poi metterci un po’ di vino fresco, volendo anche un po’ di menta e voilà… pronto subito un ottimo dessert!

Alessandra Chirimischi

LA PESCA: CONSIGLI ALIMENTARI

 

La piramide del caffè

Sin dalle prime righe ti prende, perché sa di cose buone, di quelle cose genuine che appartengono al passato e che nel quotidiano oggi raramente si trovano. Ma La piramide del caffè le ripropone, ne è permeato nonostante sia ambientato ai giorni nostri: è talmente saturo di buono, da far passare in secondo piano anche il gusto del caffè, quando questo diventa “meno buono” – anche se soltanto metaforicamente – nella grande città.

Protagonista è Imi, ragazzo ungherese cresciuto in un orfanotrofio con il gran sogno di trasferirsi a Londra, non appena gli fosse stato possibile. Sogno che realizza al compimento della maggiore età, quando parte per la sua avventura, mantenendo però un costante legame con il suo mondo fatto di piccole, ma significanti cose. La breve esperienza che Imi vivrà a Londra, impreziosita dalla presenza di personaggi centrali nella sua vicenda, è di quelle a lieto fine, come ci piacerebbe che potesse più spesso accadere nella realtà. Ma l’insegnamento che si trae dalla sua lettura va oltre la singola storia personale.

Il libro si sviluppa in un crescendo di concretezza e di appassionato coinvolgimento che introduce alla partecipazione empatica del piccolo mondo altrui, splendidamente magnificata nella descrizione della battaglia interiore con cui Margaret, personaggio chiave nel racconto, decide di aiutare Imi.

Di non minore impatto, però, è il rapporto con “la sua famiglia”, i compagni del collegio in cui è cresciuto, che prende le sembianze di una solidarietà dalla quale attingere e donare forza. Proprio come avviene in una realtà associativa di volontariato: siamo insieme, per dare e per crescere.

Quello di Imi è un piccolo mondo il cui il lettore si trova trascinato con una riflessione introspettiva grazie alla quale – se lo vuole! – gli è offerta l’opportunità di prendere consapevolezza che una vita non è mai disgiunta dalle altre, che ciascuno ha le proprie responsabilità, compresa quella di decidere che i problemi altrui non lo riguardino. Ma, se siete persone che non si accontentano delle apparenze, questo libro vi darà un motivo in più per decidere di partecipare alla vita, esaltandola con qualcosa che vi distingua, valorizzando la vostra unicità. È veramente un bel romanzo, sentito, appassionato, genuino: del genere che ti riconcilia con il mondo perché riesce a farti vedere che c’è ancora del buono su cui poter contare.

Alessandra Chirimischi

Se vuoi maggiori informazioni, rivolgiti al punto prestito

Voglia di leggere

attivo presso la nostra associazione.

Intanto, ti informiamo che questo libro è già disponibile nel circuito REDOP

 

 

 

 

Zoom in progress

Il Gruppo Fotografico Fornaci aderisce con piacere all’iniziativa promossa dall’Associazione Voglia di vivere e ne sposa in pieno le finalità, per molteplici motivi. La fotografia da sempre è stata strumento di indagine sociologica, oltre che di rappresentazione della realtà; ma è anche rappresentazione dell’essere e soprattutto del come vorremmo essere. Ecco che oltre a raccontare, attraverso l’immagine, storie di vita (reportage fotografici di diagnosi, terapie e riabilitazioni di malattie) e situazioni di malattia, diventa spesso strumento per una vera e propria terapia. Il farsi fotografare per vedersi come vorremmo essere o dopo situazioni di cambiamento (fisico ed emotivo), dà effetti benefici, di rivalutazione di se stessi e del contesto in cui si vive, e propone una accettazione di sé, tramite un transfert il più delle volte palese. Per questo farsi fotografare ma anche fare fotografia fa bene e reca piacere, oltre ad essere strumento per esprimere o dialogare con una parte di noi, che spesso teniamo nascosta.

Foto di Felice la Porta

Il Gruppo Fotografico Fornaci, è una associazione senza scopo di lucro presente sul territorio pistoiese da oltre 35 anni: ha svolto prevalentemente le normali attività di club fotografico con gli incontri dei soci nelle serate del lunedì sera, proponendo anche corsi di fotografia gratuiti e gite per importanti mostre fotografiche in Italia.

Ha organizzato serate aperte al pubblico con autori ospiti. Tra questi, si ricordano i fotografi: Gianni Boradori, Marco Innocenti, Edoardo Billi, Tiziano Banci, Stefano Di Cecio, Orlando Tosi, Ugo Conti, Daniele Musiari, Luciano Selvi, Sefano Guidotti, Sandro Nerucci, Leonardo Bugiani, Leonardo Donati, Simone Gori, Massimo Cavalletti, Francesca Fascione, Mario Mencacci, Massimiliano Sarno, Monica Cordiviola, Angelo Fragliasso, William Castaldo, Roberto Lanza, Gianfranco Bora, Libero Musetti, Davide Cacioli, Adolfo Fabbri, Paolo Pagnini, Sergio Borselli, Enrico Carretti, Pierluigi Lottini, Fabrizio Antonelli, Giovanni Modesti…

Nel 2016 ha curato l’incontro pubblico con il fotografo Luca Bracali presso la Fabbrica delle emozioni di Pistoia, dal tema “Solidarietà ed ecologia”, con la collaborazione dell’Ente Camposampiero di Pistoia. Il GFF ha inoltre, negli anni, curato mostre fotografiche dei propri soci su varie tematiche sociali e culturali. Si ricordano le mostre tenute presso la Circoscrizione 2 del Comune di Pistoia, la mostra sul Carbonaio di Baggio, presso il Museo Marino Marini e la mostra “Gli Alberi – Amici silenziosi dell’uomo” presso il chiostro del Tribunale di Pistoia. Nel 2016 ha curato la mostra fotografica “Associazione Camposampiero, 70 anni di vita”, attraverso immagini di archivio dell’ente e del quartiere Fornaci di Pistoia e nel 2017 ha realizzato un video per le attività dell’agricoltura sociale della Camposampiero.

Dal Gennaio 2016, il Gruppo Fotografico Fornaci è tra i club fotografici italiani iscritti alla FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.

Per seguire più da vicino le attività del GFF vi suggeriamo di unirvi al gruppo su Facebook

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Sciame rosa Voglia di Vivere

Sciame rosa

Sono stati sufficienti pochi anni per far sì che la prima domenica di ottobre diventasse un appuntamento imperdibile a molti pistoiesi: a tutti, donne e uomini.

Per questo Voglia di vivere sta già lavorando con impegno all’organizzazione della 5° edizione della Camminata in città, in calendario per il prossimo 7 ottobre: non vuole, infatti, deludere le aspettative dell’allegro sciame rosa che ha animato le vie cittadine durante i precedenti appuntamenti con la Camminata. Noi volontarie siamo certe che le sorprese in serbo per le amiche di Voglia di vivere saranno più che gradite: abbiamo ampliato il messaggio di benessere da cui la Camminata ha trovato origine, convinte come siamo che la salute sia un impegno a tutto tondo.

Siamo ancora in fase di “avanzamento lavori”, ma poco alla volta vi riveleremo l’identità dei partner della Camminata in città 2018…

Le volontarie

Gruppo Fotografico Fornaci

Coldiretti-Campagna Amica

Concorso fotografico: la giuria

Capelli e manie

 

Fuoco estivo

È nel cuore dell’Africa tropicale che affondò in origine le sue radici, espandendo il fusto in una sorta di grande abbraccio che, pian piano, si è allargato ovunque ci fossero terre soleggiate pronte ad accoglierlo. Al tropico africano cresce ancora in maniera spontanea, ma iniziò ad essere coltivato sin dal tempo degli antichi Egizi, spandendo poi i suoi “tentacoli” verso tutto il bacino del Mediterraneo. Il Citrullus lanatus è una pianta erbacea i cui “frutti” (in realtà falsi frutti, come tutte le bacche carnose) possono essere di forma diversa (tondeggiante, ovale o allungata), sono conosciuti in Italia da noi con vari nomi: più diffusamente anguria nel nord, cocomero al centro e mellone d’acqua (per distinguerlo dal più comune melone giallo, Cucumis melo) al sud. La parola acqua evoca i ricordi di quando, non disponendo ancora del frigorifero, i cocomeri si mettevano a mollo in una tinozza, oppure nella vasca di una fontana zampillante, così da mantenerne la temperatura fresca e gustarne ancora di più la polpa, dissetante e saporita.

Questa cucurbitacea, come già accennato, è una pianta che cammina, nel senso che il suo fusto strisciante ed i rami di lunghezza generosa (raggiungono i 3-5 metri) possono arrampicarsi o muoversi sul terreno, andando in poco tempo a coprire vaste aree di terreno: i frutti arrivano a maturazione nel periodo estivo, ed è utile saperli scegliere per evitare di acquistarne di poco saporiti o non adeguatamente maturi. Bisogna verificare che la buccia esterna non abbia ammaccature, che potrebbero compromettere la salubrità della polpa.

La “controindicazione” con il cocomero è la sua abbastanza veloce deperibilità, oltre al fatto di non prestarsi troppo – in conseguenza dell’elevata presenza di acqua – ad essere trasformato in confetture e similari. L’unica alternativa è, eventualmente, farne dei sorbetti, anche divertenti da proporre ai bambini come gelato casalingo.

Alessandra Chirimischi

IL COCOMERO: CONSIGLI ALIMENTARI