È nel cuore dell’Africa tropicale che affondò in origine le sue radici, espandendo il fusto in una sorta di grande abbraccio che, pian piano, si è allargato ovunque ci fossero terre soleggiate pronte ad accoglierlo. Al tropico africano cresce ancora in maniera spontanea, ma iniziò ad essere coltivato sin dal tempo degli antichi Egizi, spandendo poi i suoi “tentacoli” verso tutto il bacino del Mediterraneo. Il Citrullus lanatus è una pianta erbacea i cui “frutti” (in realtà falsi frutti, come tutte le bacche carnose) possono essere di forma diversa (tondeggiante, ovale o allungata), sono conosciuti in Italia da noi con vari nomi: più diffusamente anguria nel nord, cocomero al centro e mellone d’acqua (per distinguerlo dal più comune melone giallo, Cucumis melo) al sud. La parola acqua evoca i ricordi di quando, non disponendo ancora del frigorifero, i cocomeri si mettevano a mollo in una tinozza, oppure nella vasca di una fontana zampillante, così da mantenerne la temperatura fresca e gustarne ancora di più la polpa, dissetante e saporita.
Questa cucurbitacea, come già accennato, è una pianta che cammina, nel senso che il suo fusto strisciante ed i rami di lunghezza generosa (raggiungono i 3-5 metri) possono arrampicarsi o muoversi sul terreno, andando in poco tempo a coprire vaste aree di terreno: i frutti arrivano a maturazione nel periodo estivo, ed è utile saperli scegliere per evitare di acquistarne di poco saporiti o non adeguatamente maturi. Bisogna verificare che la buccia esterna non abbia ammaccature, che potrebbero compromettere la salubrità della polpa.
La “controindicazione” con il cocomero è la sua abbastanza veloce deperibilità, oltre al fatto di non prestarsi troppo – in conseguenza dell’elevata presenza di acqua – ad essere trasformato in confetture e similari. L’unica alternativa è, eventualmente, farne dei sorbetti, anche divertenti da proporre ai bambini come gelato casalingo.
IL COCOMERO: CONSIGLI ALIMENTARI