A tavola con… Le Fornaci

È stato un pubblico molto interessato quello che ha preso parte al secondo degli appuntamenti in calendario per il progetto “A tavola per prevenire, per guarire, per integrare”, che si è tenuto il 1° di ottobre al Circolo ARCI Le Fornaci di Pistoia. Soddisfazione è stata espressa sia da Lisa Sequi, responsabile dell’ambulatorio nutrizionale di Voglia di Vivere, sia da Marta Porta, che il progetto lo ha ideato e messo in atto.

Si sono avute anche alcune adesioni al concorso di cucina, che sembra proprio piacere molto (c’è ancora tempo per iscriversi, scaricando il regolamento da qui).

 

Ricordiamo che i prossimi incontri si terranno, sempre alle 17,30 a:

  • 15 ottobre, Circolo ARCI Santomato
  • 29 ottobre, Circolo ARCI Margine Coperta

 

Ma quante belle idee!

Sì ne abbiamo tante e sono tutte belle, anzi bellissime perché sono come noi, traboccano di Voglia di Vivere! E questa sana sensazione noi la manifestiamo scegliendo ciascuna i modi più adatti a dare soddisfazione, soprattutto ci piace stare insieme ma… siccome non sempre di questi tempi è possibile farlo trovandoci di persona, abbiamo escogitato alcuni piccoli trucchi. Perciò…

  • mettetevi ai fornelli… ops! No, non ai fornelli: prendete carta e penna per raccontare la ricetta dei vostri ricordi più cari, e poi mandatela per il concorso,
  • oppure, indossate le scarpe più comode e fatevi un bel giro in città, scattate le foto dei luoghi che più vi piacciono e poi… mandatele al concorso!

Sissignore! Quest’anno ne abbiamo due, ma sempre con l’intento di parlare di salute!

Vuoi saperne di più? Leggi il regolamento e poi decidi: noi ti aspettiamo, vedrai che sarà divertente!

Una mela al giorno…

Sgombriamo il campo dai luoghi comuni, e impariamo (o reimpariamo) a fare la spesa, perché molto del nostro benessere parte proprio da lì: dalle scelte che facciamo su cosa acquistare e, non da meno, dove acquistarlo.

A cura di Lisa Sequi, responsabile dell’ambulatorio nutrizionale a Voglia di Vivere, e in collaborazione con ISPRO e la dottoranda Teresa Facchini, inizieremo a proporre una serie di… chiamiamole riflessioni alimentari, proprio allo scopo di fornire le indicazioni per una spesa alimentare che sia quanto più consapevole, responsabile, ovvero adeguata a supportare il nostro star bene.

Perciò, di seguito vi proponiamo, un menù di articoli saporiti e salutari: e non pensiate che la cosa non finisca qui, perché… abbiamo messo a bollire in pentola altre sorprese gustosamente interessanti!

Se avete Voglia di… mangiarsano, eccovi serviti!

 

 

 

 

Dadi: gettiamoli!

Articolo realizzato a cura dall’ambulatorio nutrizionale di Voglia di Vivere

Il dado da cucina, o dado da brodo, è un concentrato di carne e di verdure largamente utilizzato in cucina per dare sapore ai piatti. Questo prodotto assai conosciuto è stato lanciato sul mercato a partire dal dopoguerra con l’arrivo di una nuova cultura domestica. L’idea era quella di un prodotto in grado di “aiutare” in cucina alla stregua di un elettrodomestico, accorciando i tempi di preparazione dei piatti e garantendo così maggior tempo libero al consumatore. Il prodotto era stato pensato per un pubblico femminile, in quanto regnava ancora l’immagine de “l’angelo del focolare” ma allo stesso tempo voleva essere un’innovazione in grado di rompere le catene che legavano la donna in cucina, permettendole appunto maggior tempo da impiegare altrove.
Nonostante i suoi intenti “nobili”, il dado da cucina classico non può essere considerato un prodotto salutare. La lista degli ingredienti presenta ai primi posti il sale e il glutammato monosodico (o altri esaltatori di sapidità). Sono presenti inoltre grassi idrogenati, aromi, concentrati di verdure ed estratti di carne. Questi ultimi possono contenere anche parti dell’animale non comunemente consumate, come ad esempio gli zoccoli.
In seguito alle diverse critiche mosse al dado proprio per la sua composizione, sono state messe sul mercato diverse varianti con una lista di ingredienti leggermente migliorata. Che si tratti di prodotti a ridotto contenuto di sale, senza glutammato o senza grassi idrogenati, resta comunque il fatto che questo prodotto nasce come esaltatore di sapore, quindi per definizione non potrà mai essere salutare ed è pertanto sempre consigliato un consumo moderato.
Il fatto che il dado, grazie al sale e agli esaltatori di sapidità, permetta di ottenere piatti dal sapore più marcato potrebbe indurci a pensare che non utilizzandolo le nostre pietanze possano risultare sciape ed insapori. In realtà diminuendo (o perlomeno limitando) questi due ingredienti è possibile riscoprire un mondo di sapori che, in presenza di sale o di glutammato, risulterebbero troppo tenui per poter essere percepiti.
Se invece non si riesce a fare a meno dei sapori forti, una buona alternativa potrebbe essere rappresentata dall’utilizzo di erbe aromatiche e altre spezie che oltre a conferire sapore alla vivanda non comportano rischi per la salute di chi la consuma, ma, al contrario, ad alcune spezie sono state riconosciute proprietà benefiche.
Infine, è sempre bene ricordare che oltre al consumo di alimenti sani, anche le modalità e il tempo impiegato per prepararli hanno una loro influenza sulla costruzione di un sano rapporto con il cibo e l’alimentazione. Prendersi del tempo per preparare un piatto sano e appetitoso, oltre a gustarlo, porta a grande gratificazione da parte dei commensali e soprattutto ad una grande soddisfazione personale.

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A tavola senza corona

In questa situazione di emergenza capita che ci ritroviamo a confronto con i nostri conflitti interiori, anche quelli relativi alla alimentazione. Da un lato il cibo consola, in questo clima di indeterminatezza, rappresentando una sicurezza.

Dall’altro lato, e in particolare nelle persone che seguono una dieta o anche in coloro che sono più attenti alla loro forma fisica, si possono vivere veri stati di ansia e conflitto rispetto al proprio peso, al cibo disponibile e alla propria salute. Il rischio è quello di togliere ogni controllo al cibo, alzandoci dalla tavola spiacevolmente pieni o mangiucchiando in continuazione e provando poi emozioni come tristezza, sensi di colpa e insoddisfazione. Come fare a mantenere gratificante l’esperienza alimentare senza subirne le conseguenze?

Innanzi tutto dobbiamo essere consapevoli. Stiamo vivendo un momento di emergenza dove facilmente si tende a mangiare di più. Ma questo momento può essere anche una risorsa per investire su noi stessi, l’occasione per dedicarsi con più attenzione alla preparazione dei pasti e all’educazione alimentare dei più piccoli attraverso il nostro esempio, il cucinare insieme o giocando più semplicemente con le forme dei cibi. Perché non disegnare nel piatto una casetta o degli animaletti, usando verdure tagliate? Non dimentichiamo che attraverso il cibo passano i nostri affetti più cari!

Cercando in internet ho trovato alcuni link interessanti e attendibili che possono risultare utili in questo momento. In particolare il Ministero della Salute segnala un documento della Società Italiana di Nutrizione Umana che suggerisce cosa mangiare ai tempi dell’isolamento. Infatti non esistono diete miracolose contro le infezioni virali. Sicuramente però seguire uno stile di vita alimentare corretto aiuta a facilitare il processo di guarigione e in tempi come questi, di smart working e mobilità ridotta tra le mura di casa, a evitare di mettere su chili di troppo.

Lisa Sequi

Piccole grandi passioni

Frutto saporitamente sensuale, il ciliegia inizia a raccontarsi con la delicatezza dei petali color rosa pallido da cui sarà generata, dopo che l’albero si sarà acceso nelle tinte forti da cui si alimentano anche le storie che dipingono la ciliegia, talvolta come frutto del peccato, altre volte come omaggio ed esaltazione della bellezza femminile. Così, il ciliegio è prima di tutto una leggenda, arrivata fino a noi dal Medio Oriente grazie al palato fine dei nostri avi Romani che – per nostra fortuna! – la diffusero per le terre dell’Impero. Colombo e successori fecero il resto, così che oggi il ciliegio è una pianta che si trova in molte parti del mondo. Una pianta che porta con sé storie affascinanti, ma razionalmente smontate dai botanici nel momento in cui ne hanno ridotto la suadenza a meno nobile rango, classificando la pianta nel genere dei prugni: la varietà Prunus avium, comunemente coltivate a frutto dolce, e la Prunus cerasus con le tipologie di ciliegia più acidula, come visciole o amarasche.

Il periodo di maturazione va da maggio ad agosto, a seconda del tipo di pianta e delle zone in cui cresce, ma si può utilizzare in moltissime maniere: sotto spirito, sciroppata, trasformata in gelatine o confetture, essiccata o candita… e in ogni modo sarà sempre un gran piacere gustarla.

Alessandra Chirimischi

 

Quando… secca è bello!

Ecco un’abitudine che sta tornando, come dimostrato dalla grande varietà che se ne vede sul mercato: il consumo della frutta secca.

Sotto in nome generico di “frutta secca” sono compresi diversi prodotti (ad esempio anacardi, mandorle, noci, noci del Brasile, nocciole, pinoli, pistacchi), da scegliere con cura: anche se sempre più frequentemente i semi (o il legume, nel caso si parli di arachidi) sono venduti già “puliti” e lavorati – quindi macinati, oppure arrostiti, tostati, spellati, salati, affumicati, caramellati – vive ancora l’uso di poterli trovare – sia sfusi, sia confezionati – ancora nel loro guscio. In genere questa seconda soluzione (ancor di più negli sfusi) comporta un minor prezzo del prodotto, in conseguenza della minore lavorazione, ma richiede più attenzione nella scelta: per esempio controllate che il guscio sia privo di fessurazioni, buchi o tracce di muffa, e se scuotendoli sentite rumore al suo interno lasciatelo perdere, perché significa che il seme è rinsecchito.

Un altro aspetto da considerare, al momento dell’acquisto, è la comparazione fra il prezzo fra prodotto pulito e quello col guscio: considerate che la parte non edibile – quindi quella che butterete – è comunque considerata nel peso, a un più attento esame potrebbe rivelarsi vantaggioso il prezzo del prodotto già sgusciato.

A fare buona compagnia alla frutta secca è spesso quella essiccata, ottenuta dalla eliminazione parziale dell’acqua dal frutto, per conservarla più a lungo: il frutto – si scelgono in genere i più zuccherini – può essere essiccato secondo svariati procedimenti, vale a dire ad aria, per calore solare, o in essiccatoi a calore artificiale per circolazione d’aria calda. Nel consumo di questi prodotti si trovano in testa – almeno per le nostre abitudini alimentari – le prugne, però non sono da meno (e quindi da imparare a mettere in dispensa per consumarli!) fichi, prugne, uva, ma anche albicocche, mele, pere, pesche insieme alle più esotiche banane e poi datteri, cocco, papaya. La lavorazione (che consiste nel lavaggio, snocciolatura, affettatura, trattamento con acqua bollente, con acidi e con alcali) che precede l’essiccazione può essere eseguita mano o meccanicamente: inoltre, per evitare che l’ossidazione renda la frutta scura, è sottoposta a un trattamento con anidride solforosa, valida anche per la sua attività antibatterica.

Alessandra Chirimischi

 

 

Apre e chiude l’estate

Il fico è sempre piaciuto, moltissimo: considerato una prelibatezza nell’antica Babilonia – dove veniva amorevolmente coltivato nei celebri giardini pensili! – oggi è una tale leccornia da essere apprezzato anche se… rinseccolito.

A introdurre il Ficus carica nella penisola Italica – dopo averlo portato a zonzo per tutto il Mediterraneo – furono i Greci, ai quali siamo veramente molto grati per aver fatto sì che tanta bontà si sia diffusa ad allietare molti nostri palati. E non soltanto dei palati, perché quello del fico è un frutto che si fa apprezzare anche per le proprietà nutrizionali… ops, ho detto “frutto”? Perdonatemi! A voler essere precisi, infatti, ciò che è prodotto dal fico dovremmo chiamarlo siconio, ovvero il falso frutto, ovvero l’infiorescenza del fico e l’infruttescenza che ne deriva… o, per meglio intenderci, tutto il gusto dei piccoli, zuccherosi, delicati, carnosi pezzettini rossi (brattee squamiformi), che il siconio gelosamente racchiude in se stesso.

La polpa interna è fatta dai residui dei fiori – che conferiscono il gusto zuccherino – e vi si immergono i granelli, che sono i veri frutti (chiamati acheni) del fico. Comunque sia, si tratta di un cibo veramente prelibato, una pianta molto comune che si distingue in diverse varietà, che maturano da giugno a ottobre.

Alessandra Chirimischi

 

 

Alberica Girardi

Ecco la da dolcezza fatta donna: una cosa facile da intuire, basta guardare il suo sorriso per capire che Alberica Girardi è persona ben disposta verso la serenità. Il suo atteggiamento sensibile, orientato a guardare il lato migliore della vita, le ha permesso di poter disporre di un ottimo alleato nella battaglia contro il cancro, dalla quale è uscita con successo: in primis una dieta appropriata, ma ancor di più la grande passione per la pasticceria, interesse che ha per un po’ coltivato in famiglia, e poi fatto esplodere in tutto il suo vigore trasformandolo in professione.

Il diploma in ragioneria non era proprio il più idoneo a soddisfare le aspirazioni di una persona dall’animo gentile, quindi dopo un percorso lavorativo fra numeri e scartoffie, Alberica decide di fare il classico salto nel buio e ricominciare daccapo: inizia a frequentare un corso HACCP, poi uno professionale di pasticceria alla scuola Les Chefs Blancs, Officine Farnesi di Roma e… dulcis in fundo, arriva l’attestato di tecnico di pasticceria conseguito alla Omnia di Prato.

Ha finalmente le competenze che le occorrono per essere soddisfatta e iniziare un nuovo percorso di vita, a lei più soddisfacente. Oggi lavora in un hotel fiorentino, e sua è la responsabilità di far iniziare bene la giornata agli ospiti che di primo mattino si trovano davanti a un ricco e appetitoso – ma allo stesso tempo sano – buffet per le colazioni…

Questa è la dolcezza di Alberica, che l’arte pasticciera la usa come chiave che le permette di aprire il cuore alle persone, cominciando dal suo, e che metterà la stessa passione nel leggere e comprendere le ricette che arriveranno per il concorso.

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